Beppe Grillo chiude la campagna referendaria #IoDicoNo a Torino (foto LaPresse)

Qual è la vera morale della favola del codice etico grillino

Massimo Bordin

La scoperta del garantismo non c’entra nulla. Le garanzie vivono in una cornice di democrazia e il documento messo in votazione mostra chiaramente tutt’altro principio ispiratore

Può essere che il nuovo “codice di comportamento” messo ai voti sul sacro blog finisca per provocare più guai che vantaggi al Movimento cinque stelle. Intanto c’è da segnalare che la scoperta del garantismo, accreditata da alcuni commentatori, non c’entra nulla. Le garanzie vivono in una cornice di democrazia e il documento messo in votazione mostra chiaramente tutt’altro principio ispiratore. La morale della favola del codice etico è che alla fine decide il Capo, in solitudine e come gli pare. Succede anche in altre organizzazioni leaderistiche? Può essere, ma almeno trovano il modo di costruire una struttura intorno che costringa il leader almeno a convincere i suoi. Non è il caso del M5s. E può essere un problema per loro, ora che del modo di organizzarsi dovranno dare comunque conto in tribunale. E poi, leggendo il testo, ho pensato a un caso che ben conosco. Il consiglio regionale abruzzese è fermo da tempo immemorabile sulla nomina del garante dei detenuti. La candidatura della radicale Rita Bernardini è bloccata dai 5 stelle locali. “Ha avuto delle condanne. Non la voteremo mai”. “Ma sono delle condanne per atti disobbedienza civile”. “Non importa. Il nostro codice ce lo impedisce”. Ora nel nuovo documento si parla di “valutazione discrezionale su fatti commessi pubblicamente per motivi di particolare morale, politico o civile”. Sembra scritto su misura. Si può immaginare un nuovo dialogo. “Ora la votiamo convinti. E’ cambiato il nostro codice”. “Bene. E come mai?”. “Dicono che la sindaca Raggi stia per ricevere un avviso di garanzia”. Un certo imbarazzo nei pentastellati abruzzesi sarebbe perfino comprensibile. Ma spero lo supereranno.