Paolo Gentiloni e Matteo Renzi (foto LaPresse)

Renzi in retrovia

Massimo Bordin

La riforma elettorale, affidata ieri al Parlamento dall’attuale presidente del Consiglio con il suo stile felpato, non pare affatto un segnale che faciliti il ritorno in gioco dell'ex premier

Mentre seguivo la conferenza stampa del presidente Gentiloni non riuscivo a non pensare quanto in politica sia rischioso sparire per un po’ dopo una sconfitta, seguire quell’istinto infantile che porta a nascondersi per vedere se poi ti cercano. In realtà non funziona quasi mai così. Basta vedere come sta andando il dibattito sul punto che più di tutti sembra appassionare il ceto politico. La riforma elettorale, affidata ieri al Parlamento dall’attuale presidente del Consiglio con il suo stile felpato, non pare affatto un segnale che faciliti il ritorno in gioco di Renzi. Il governo, nella sua composizione e nella sua agenda, incarna una continuità col precedente e Gentiloni lo ha anche rimarcato nella conferenza di ieri, ma proprio per questo delimitarne il raggio di azione, escludendo l’atto politicamente più importante, volto a chiudere di fatto la legislatura e preparare il futuro, al di là delle apparenze – Renzi resta pur sempre il segretario del partito – confina l’ex premier in una sede, il palazzo di via del Nazareno, inevitabilmente di retrovia. Se vuole salvarsi deve avere ben chiara la prossima mossa.

Di più su questi argomenti: