Matteo Salvini (foto LaPresse)

Elezioni e tempistiche nel dopo Renzi

Massimo Bordin

Il prima possibile, certo, ma non proprio subito

“Al voto! Al voto!”. Subito, con qualsiasi sistema elettorale, senza por tempo in mezzo. Lo gridano in parecchi e da sponde diverse. Però se andiamo a leggere meglio le dichiarazioni scopriamo che nemmeno i più decisi parlano di una scadenza così immediata. Tutti, tranne forse Salvini al quale però alla fine qualcuno dei suoi forse riuscirà a farlo capire, sanno benissimo che occorre inventarsi qualcosa sul Senato. Nel frattempo arriverà intorno a febbraio, forse anche un po’ dopo, la sentenza della consulta sull’Italicum. Sarebbe rischioso fare modifiche prima. E poi c’è un’altra scadenza da tenere in gran conto: quattro anni, sei mesi e un giorno. Si tratta del tempo minimo ora necessario per far scattare il vitalizio dei parlamentari in caso di interruzione della legislatura. In questa legislatura ci sono molti parlamentari di prima nomina, non solo quelli dei cinque stelle. La scadenza peserà nei loro comportamenti. Sciogliere le camere prima dell’estate sarà molto complicato. Anche questo spiega come due fra i più decisi critici di Renzi, come Renato Brunetta e Marco Travaglio, frenino sui tempi del voto. Il prima possibile, certo, ma non proprio subito. Brunetta pensa a logorare ulteriormente Renzi e il Pd e nel frattempo spera possa organizzarsi meglio il centro destra. Travaglio sa, e ammaestrato dall’esperienza romana non esita a dirlo, che i grillini non hanno personale politico adeguato per provare a gestire un grande comune, figuriamoci Palazzo Chigi. Quello che ancora deve decidere cosa gli conviene, dopo il nobile discorso di domenica notte, è proprio Renzi.