Davigo correggerà i toni?

Massimo Bordin
La forzatura è evidente. Non si può ragionevolmente credere che il neopresidente dell’Anm, con la sua intervista al Corriere, abbia commesso un “errore” come pensa e dice Luciano Violante nella speranza che nella prossima intervista Piercamillo Davigo corregga i toni.

La forzatura è evidente. Non si può ragionevolmente credere che il neopresidente dell’Anm, con la sua intervista al Corriere, abbia commesso un “errore” come pensa e dice Luciano Violante nella speranza che nella prossima intervista Piercamillo Davigo corregga i toni. Non può trattarsi di un modo di comunicare mal calibrato. Un guanto di sfida non si lancia per sbaglio ma per calcolo. Dunque, se si trattasse di un errore, sarebbe comunque un errore politico. E forse lo è davvero.

 

Perché nelle cose dette ad Aldo Cazzullo sono percepibili da un lato una visione di fondo, autoritaria ed oligarchica, in cui si sostituisce al suffragio universale il governo di un ordine togato, non essendo l’albero genealogico e i quarti nobiltà più praticabili, ma dall’altro una sudditanza culturale verso quella sinistra che vede in Renzi la continuazione del berlusconismo. In questo senso l’intervista di due giorni fa al Fatto di Stefano Rodotà si rivela perfettamente complementare a quella di ieri di Davigo. Un connubio del genere può risultare vincente su Twitter ma non nelle urne, come recentissime esperienze insegnano.