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La Sperimentazione

Produrre embrioni umani sintetici non è come bere un bicchiere d'acqua

Roberto Colombo

L'esperimento presentato a Boston e condotto grazie alle cellule staminali embrionali umane solleva una mole enorme di interrogativi etici, giuridici e di diritto nazionale e internazionale

E’ in corso a Boston il congresso della Società internazionale per la ricerca sulle cellule staminali (Isscr). Magdalena ŻZernicka-Goetz, biologa dello sviluppo polacco-britannica dell’Università di Cambridge (Regno Unito) ha comunicato che, a partire da singole cellule staminali embrionali umane (hEsc) riprogrammate, sono stati ottenuti degli “embrioni umani sintetici” (in sigla, sEmbryos) in uno stadio di sviluppo (post-gastrulazione) di poco superiore a quello corrispondente al quattordicesimo giorno dalla fertilizzazione, ma senza ricorrere alla fusione di cellula uovo e spermatozoo (fecondazione in vitro) né al trasferimento di nucleo di cellula somatica in ovocita enucleato (clonazione). I dettagli sperimentali non sono ancora pubblicati, ma un risultato analogo era già stato ottenuto sul topo e pubblicato nel 2022 dallo stesso gruppo della Zernicka-Goetz e da uno dell’Istituto Weizmann (Israele). La tecnologia utilizzata sulle staminali embrionali umane per indurre uno sviluppo embrionale è simile a quella adottata per il roditore.

Il primo scopo di questi esperimenti è quello di conoscere meglio i meccanismi molecolari e cellulari della differenziazione e dello sviluppo di linee cellulari e tessuti che danno origine al corpo umano ed ai suoi organi, un delicato processo che avviene a partire dalla fine della seconda e l’inizio della terza settimana, secondo la cronologia post-fertilizzazione. Inoltre, a partire dalle conoscenze acquisite si vuole cercare una procedura per interventi di terapia genica cellulare precoce per tentare di correggere alcuni difetti genetici e/o epigenetici che portano alla nascita di bambini affetti da gravi malattie congenite. Infine, si cerca di scoprire le cause dei frequenti mancati annidamenti dell’embrione nell’endometrio e degli aborti spontanei nel periodo peri- e post implantatorio, il cui numero è molto elevato nel caso di embrioni trasferiti in utero a seguito di fecondazione in vitro e risulta sottostimato nei concepimenti naturali perché alcuni aborti molto precoci sono scambiati per un ciclo mestruale saltato.

A differenza degli esiti sul modello murino in cui sono potute osservare morfologicamente – sebbene ancora in abbozzi – strutture del tratto gastrointestinale, del cervello e del cuore, lo sviluppo raggiunto in questi esperimenti dall’embrione umano sintetico non contempla un cuore battente né l’organogenesi cerebrale, ma include le linee cellulari che daranno origine sia al corpo proprio dell’embrione che quelle destinate allo sviluppo degli annessi embrionali (amnios, corion, sacco vitellino ed allantoide) legato alla placentazione, lasciando aperta la possibilità del raggiungimento di stadi ontogenetici più avanzati delle fasi ulteriori della gravidanza. Sebbene non ancora portata a termine neppure per i mammiferi non umani, la gestazione extracorporea – almeno per la fase corrispondente alle prime settimane dopo l’impianto – è oggetto di ricerche da parte di gruppi di studiosi. Una svolta importante è avvenuta nel 2021, con l’implementazione di piattaforme di cultura statica e dinamica degli embrioni di topo estratti dall’utero, dalla pre gastrulazione agli stadi più avanzati della organogenesi. Esse includono specifici liquidi di coltura ex utero (Eucm) e moduli elettronici di regolazione della composizione in ossigeno e anidride carbonica e della pressione dell’atmosfera di incubazione. Questi nuovi modelli di incubatori extrauterini hanno reso possibile sia il raggiungimento di stadi più avanzati di sviluppo sia per embrioni ottenuti dalla fertilizzazione, sia per quelli generati a partire da cellule staminali embrionali.

La produzione di embrioni umani “sintetici” – che alcuni studiosi evitano di chiamare “embrioni” in quanto non derivanti da un processo fertilizzativo né da uno clonativo, ma generati da cellule staminali embrionali, attribuendo loro il nome di “blastoidi” o “gastruloidi” sulla base di non (ancora) evidenti differenze sostantive con l’embrione “naturale” – pone gravi interrogativi etici, giuridici e di diritto nazionale e internazionale. Anche nei paesi dove la legislazione sulla sperimentazione sugli embrioni umani è più concessiva (come nel Regno unito), essa non deve avvenire dopo lo stadio corrispondente quattordicesimo giorno di sviluppo. E vi sono buone ragioni per chiamare “embrione” l’inizio dello sviluppo umano, in qualunque fase si trovi e in ogni forma e sede esso avvenga, come ha ribadito anche la Corte di giustizia della Ue nel 2014 (Caso C-364/13).

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