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l'intervista

No alla carne sintetica? Prima chiediamoci cosa c'è di naturale in un allevamento intensivo

Nicola Contarini

La paura del cibo artificiale vista dal punto di vista della filosofia del linguaggio. "Le mucche e i polli che alleviamo sono più macchine che animali, e i loro corpi sono già modificati da migliaia di anni di selezione. È natura questa?", si chiede il professore Felice Cimatti

“Parlando di carne sintetica, siamo sicuri di cosa intendiamo a proposito del suo presunto opposto, la carne cosiddetta naturale?”, si chiede Felice Cimatti, filosofo del linguaggio che ha scritto per Laterza Filosofia dell'animalità, e professore all’Università della Calabria. Su uno dei temi che ha animato il dibattito politico e scientifico delle ultime settimane, proprio la filosofia del linguaggio può venire in aiuto per fare chiarezza sulle parole, spesso usate per produrre paura immotivata: “Per quanto riguarda gli animali, basta guardare un documentario sugli allevamenti intensivi per realizzare che lì non c’è nulla di naturale, tantomeno i loro corpi, che sono invece praticamente delle macchine atte alla produzione: di latte, di uova, di carne… Perché sono stati modificati così. E non parlo necessariamente di manipolazioni genetiche di ultima generazione, ma anche del fatto che, migliaia di anni fa, i primi allevatori fecero riprodurre maggiormente - per esempio - la mucca più mansueta. Un carattere che magari la selezione naturale avrebbe invece sfavorito. Fino ad arrivare agli animali di oggi che di naturale hanno ben poco, si veda la quantità di latte che producono, assolutamente non necessaria allo stato brado”.

 

Se questi argomenti possono moltiplicare le nostre domande su cosa sia naturale e cosa no, sono almeno rassicuranti sul piano linguistico, dal momento che il rapporto fra una parola e il suo significato non è fissato una volta per sempre (il cambiamento di significato non è un’eccezione, al contrario, è la regola). E su quello della sostanza, è corretto parlare di “carne sintetica”? “Non mi addentro nella questione della salute, mi pare solo di capire che non esiste alcuna ricerca scientifica che dimostri in modo certo che la carne sintetica sia nociva in quanto, appunto, ‘sintetica’. Piuttosto è confermato che sia dannoso un consumo eccessivo di carne, qualsiasi provenienza abbia. Per quanto riguarda il ‘materiale’, dovremmo sempre partire da cellule staminali animali. Da questo punto di vista un hamburger di carne sintetica non è molto lontano da una polpetta o un polpettone, si tratta sempre di carne - cioè di fibre muscolari e di grassi, in vario modo scomposta e riassemblata”.

 

C’è poi la questione arci nota dell’impatto ambientale degli allevamenti. Oggi chi non nega il cambiamento climatico, ma non vede nella decrescita l’unica soluzione, sostiene che il fenomeno si può affrontare anche con più tecnologia e innovazione. Non è forse questa l’innovazione giusta? “Le resistenze si possono spiegare ma non sono giustificate. E’ chiaro che ci sarà un problema occupazionale legato alla conversione di un’industria gigantesca, ma quali sono i settori che oggi non sono minacciati dall’avanzamento tecnologico? Da questo punto di vista, le reazioni scomposte alla carne sintetica sono associabili a quelle contro ChatGPT: l’intelligenza artificiale non mette forse in crisi una quantità di professioni, tra cui quella dell’insegnante? Ma è già chiaro che il blocco non porterà a nulla. La carne sintetica permetterà di risparmiare acqua, concimi, terreni oggi destinati al pascolo, e quindi emissioni di gas serra. Mi sembra un vantaggio sinceramente enorme, e non si capisce su quali argomenti ci si possa opporre”.

 

C’è poi un tema, forse poco popolare ma importante, considerato il grande consumo quotidiano di carne, che Cimatti sottolinea: il tema della sofferenza degli animali. “Produrre carne sintetica permetterà di evitare la morte di centinaia di milioni di esseri viventi ogni giorno: dovrebbe bastare questo per farci accettare con gioia questa nuova tecnologia”.

 

C'è poi un'altra riflessione: “La prima carne sintetica sulla quale dovremmo interrogarci ormai è quella del corpo umano, corpo da sempre modificato e quindi in qualche modo artificiale – per fortuna, aggiungiamo – dalle tecnologie (la prima è il linguaggio articolato) e da una medicina sempre più avanzata, in grado di sopperire a mancanze e difetti che fino a poco tempo fa sembravano irrimediabili”. E così il filosofo sembra involontariamente rispondere al cantante Willie Peyote, che qualche tempo fa twittava: “Davvero nessuno che con la storia della carne sintetica citi Aurora Sogna?”. Aurora Sogna è una canzone dei Subsonica: “Sogna una carne sintetica / Nuovi attributi e un microchip emozionale / Occhi bionici, più adrenalina / Sensori e cibernetica neurale”.