Rocco Casalino (foto LaPresse)

Il grande fardello

Roberto Maroni

Perché la “gaffe” di Rocco Casalino è stata voluta, preparata ad arte per farsi attaccare dalla stampa

Questa settimana voglio scrivere del Grande Fratello, pardon, del “Grande Fardello” (Cerasa sei un mito!) Rocco Casalino, portavoce del premier Conte. E delle sue gaffes strabilianti. Ma attenzione: sarebbe troppo facile indicare tale personaggio come segno dell’incompetenza, dell’incapacità, della tracotanza, dell’arroganza, dell’ebbrezza di potere, e di altre nequizie. Sarebbe troppo facile e anche sbagliato. Perché mai? Beh, tutto posso pensare tranne che l’uscita del Grande Fardello sia stato uno scivolone da mangiarsi le mani. Lo sarebbe stato prima, quando a Palazzo Chigi c’era gente che si occupava di comunicazione per comunicare (appunto) gli obiettivi da raggiungere e i risultati conseguiti. Penso ai tanti portavoce che si sono susseguiti con diversi premier, di cui nessuno ricorda il nome. Giustamente. Non per un fatto di sciatteria o di incapacità, tutt’altro, ma perché il loro compito è stato quello di comunicare e non di “essere comunicati”. Per il Grande Fardello vale l’esatto contrario. La “gaffe” è stata voluta, preparata ad arte per farsi attaccare dalla stampa. E’ così: in un contesto politico in cui (per dirla in padano) “chi vusa püsé la vaca l’è sua”, beh, ogni tanto bisogna esagerare, attirare l’attenzione, far sapere al mondo di essere vivi. Paradosso del “governo del cambiamento”, in questo caso è stata applicata la regola più vecchia del mondo: non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli. Ne vedremo delle belle. Stay tuned.

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