(foto Getty)

Bandiera bianca

Sospendere l'arte per la guerra e rimanere senza arte, ma con la guerra

Antonio Gurrado

Il cuore comprende la decisione degli artisti israeliani alla Biennale di Venezia. Ma se Michelangelo avesse detto a Giulio II che non avrebbe finito gli affreschi fino a che il Papa non avesse rinunciato ai combattimenti contro i francesi, non avremmo la Cappella Sistina

Il cuore comprende la decisione degli artisti israeliani, che vogliono lasciare chiuso il proprio padiglione alla Biennale di Venezia fino al cessare il fuoco, ma la testa proprio no. Una degli artisti dice che “il tempo dell’arte si è perso”, i curatori confermano che “l’arte può aspettare”. Se però, nel 1511, Michelangelo avesse detto a Giulio II della Rovere che il tempo dell’arte si era perso e che non avrebbe finito gli affreschi fino a che il Papa non avesse rinunciato ai combattimenti contro i francesi, non avremmo la Cappella Sistina.

Se Canova, nel 1805, avesse detto a Napoleone che l’arte poteva aspettare e che avrebbe sospeso la scultura fino a che l’Imperatore non avesse sospeso le ostilità contro la terza coalizione, non avremmo la Paolina Borghese. Se nel 1887 l’ingegnere Eiffel avesse detto che non avrebbe costruito niente fino a che la Francia non smetteva di angariare i popoli delle colonie africane, non avremmo la Torre omonima. Il cuore sa che la guerra è una cosa orrenda; la testa però sa che, se sospendessimo l’arte fino alla fine della guerra, resteremmo senza più arte. E con la guerra.

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