Bandiera bianca

Il caso Caffo è il definitivo tramonto del razionalismo

Antonio Gurrado

Il processo del filosofo accusato di violenze dall'ex fidanzata segna il definitivo abbandono della ragione pure per la filosofia. Il rischio è lasciarsi travolgere troppo dalle passioni

Il dorsetto milanese del Corriere riporta estratti della lunga testimonianza dell’ex compagna del giovane filosofo Leonardo Caffo, nel corso del processo che lo vede sotto accusa per violenze. Caffo ha trentasei anni e un curriculum da fare invidia, incluse tot pubblicazioni che vertono soprattutto sulla libertà morale e sul rapporto uomo-animale.

Sarà il tribunale di Milano a stabilire se le accuse sono credibili e se le azioni di Caffo comportino violenza; ma, dal versante storiografico, il caso in esame verrà forse considerato come il definitivo tramonto del razionalismo. Una relativamente recente svolta nella storia pulrimillenaria della filosofia ha infatti dato sempre maggior peso ai sentimenti, non solo nel senso di indagine al riguardo (sia pure di stampo morbosamente roussoviano), ma proprio in quanto impeto che conduce all’attività intellettuale e che funge da bussola dei filosofi, i quali devono dunque essere appassionati, impegnati, entusiasti quando non invasati. Ora io passione, impegno ed entusiasmo me li aspetto da un artista, che so, da un ristoratore, magari da un responsabile delle risorse umane che deve motivare i dipendenti di un’azienda.

Da un filosofo mi aspetto che faccia come Anassagora, il quale, quando gli comunicarono la morte del figlio, rispose di sapere già che era mortale; come Spinoza, secondo il quale le passioni non vanno né derise né compiante né disprezzate, ma esclusivamente studiate; come Schopenhauer, per il quale l’amore è solo il sentimento, da una prospettiva limitata, dell’esigenza universale di perpetuare la vita. Se dai filosofi ci si aspetta la passione, anziché la ragione, allora è inevitabile che qualcuno si faccia prendere la mano.

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