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La scienza dà ragione ai poeti: la vita è dolore

Antonio Gurrado

Da Leopardi a Euripide, da sempre scrittori e artisti raccontano le sofferenze degli uomini. Un paper pubblicato su Lancet ora dimostra la veridicità scientifica delle loro tesi: se vivi, soffri, se non vivi, muori

Nasce l’uomo a fatica, diceva Leopardi, poi prova pena e tormento. Oppure: nove mesi alla puzza, secondo il dettato del Belli, poi viene la morte e finisce con l’inferno. La vita, secondo Ungaretti, è corolla di tenebre; Montale incontrava spesso il male di vivere. Chi nasce fa bene a piangere, diceva Euripide, visti i mali che lo attendono. Ho preso in odio la vita, scriveva l’Ecclesiaste, poiché tutti i giorni non sono che dolori. Adesso su Lancet è apparso il paper di un gruppo di ricerca internazionale, capitanato da un’università di Seattle, dove si dimostra che le donne vivono più a lungo degli uomini però soffrono di più.
 

Cito: “La vita delle donne è più lunga, ma un maggior numero di anni viene trascorso in cattiva salute. Allo stesso modo, sui maschi grava un maggiore fardello di malattie dalle conseguenze fatali”. Se dovessi farne un abstract sinteticissimo, scriverei: la vita è dolore; se vivi, soffri, se non vivi, muori. E aggiungerei che è bello vivere al tempo in cui arrivano gli scienziati a spiegarci di avere scoperto ciò che i poeti hanno dimostrato inconfutabilmente qualche secolo fa.

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