Foto Ansa

Bandiera Bianca

Cosa aspettarsi dal dodicenne con il quoziente intellettivo più alto di Einstein

Antonio Gurrado

Rory Bidwell potrebbe vincere un Nobel o scoprire qualcosa di tanto rilevante quanto la teoria della relatività, ma è probabile che non accadrà nulla di tutto ciò. Un motivo in più per ritenere inutili questi tipi di test 

Segnatevi questo nome: Rory Bidwell. È un ragazzino inglese di dodici anni che, nel test del quoziente intellettivo, ha ottenuto un risultato superiore a quello di Einstein. Segnatevelo, vi dico; poi, nel 2038, andate a controllare se ha escogitato un qualche principio comparabile al famoso E=mc2 che Einstein formulò a ventisei anni, nell’anno mirabile 1905. Può darsi di no. A quel punto non scoraggiatevi, continuate a tenerlo d’occhio e, nel 2048, controllate se ha dimostrato qualcosa di tanto sconvolgente quanto la relatività generale, che Einstein teorizzò a trentasei anni. Magari ancora niente; voi però pazientate ancora e segnatevi che, nel 2054, dovete controllare se per caso ha vinto il Nobel, come Einstein a quarantadue anni. Niente? Fate passare un altro po’ di tempo e controllate se almeno, nel 2066, lo invitano a tenere un corso a Princeton per chiara fama, come accadde a Einstein a cinquantaquattro anni. O se, putacaso, nel 2085 gli propongono per acclamazione il titolo di capo di stato, come fece Israele a un Einstein ormai giunto alla veneranda età di settantatré anni. A quel punto, se non sarà successo nulla di tutto ciò, le mie congratulazioni: avrete capito che è completamente inutile misurare il quoziente intellettivo di un ragazzino. Speriamo che lui, invece, lo capisca subito e viva felice senza più sottoporsi a nessun test.

Di più su questi argomenti: