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Bandiera bianca

Se Babbo Natale diventa materia di fede

Antonio Gurrado

I genitori di una quinta elementare hanno deciso che i loro i figli non si avvarranno della lezione di religione: sono infuriati con la maestra, rea di aver condotto un sondaggio sull'esisenza di Babbo Natale

“Non si avvale” è la formula burocratica che tradizionalmente nella scuola indica gli alunni i cui genitori rifiutano l’insegnamento della religione. Sovente ridotta a un’unica parola biascicata durante gli scrutini – “Arte sette, Educazione fisica otto, Religione nonzavvàle” – l’espressione ha via via visto diluirsi, nel corso dei decenni, quel fumigare di zolfo, quell’alone diabolico, quel fascino nero da tizzoni d’inferno. Il colpo di grazia è arrivato ieri, quando un gruppo di genitori di una scuola elementare di Firenze ha mandato una lettera di diffida alla maestra di religione, rea di avere condotto fra i bambini di quinta un sondaggio circa l’effettiva esistenza di Babbo Natale.

Il vegliardo barbuto per sei bambini è risultato materia di fede, per altrettanti di scetticismo, mentre un paio non sa/non risponde; è seguito dibattito con ricostruzione storica della genesi di Santa Claus e successivo scandalo genitoriale. Allibita, la maestra ha fatto presente che a dieci anni è forse tempo di iniziare a porsi domande sensate, di discernere ciò a cui si presta fede anziché credere supinamente alle baggianate del primo che passa. Alla fine i genitori dei quattordici alunni sottrarranno i figli alla maestra di religione razionalista, che cerca di spiegare come la fede passi anche dal cervello, organo del quale preferiscono non avvalersi.

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