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Bandiera Bianca

È davvero Sinner-mania? Cosa ci dicono i dati auditel sul nostro rapporto fra realtà e percezione

Antonio Gurrado

La vittoria di Sinner contro Djokovic in un mondo nel quale tutto è evento e non ci si gode più lo spettacolo

Se è vero che la statistica è l’osteologia di un paese, allora anche i dati auditel ci dicono qualcosa del nostro rapporto fra realtà e percezione. Sentite. I quotidiani unanimi parlano di Sinner-mania, comparabile a quella che aveva preso gli italiani nel 1988, quando Alberto Tomba – ventidue anni anche lui – si era messo a trionfare alle Olimpiadi invernali di Calgary. Per trasmettere la sua gara su Rai 1 avevano addirittura interrotto il Festival di Sanremo, e i telespettatori che lo avevano visto scivolare fra le porte dello slalom speciale erano stati all’incirca in quindici milioni. Fu un evento di tale rilievo da dover essere incorniciato ed esaltato dallo spettacolo circostante, eccezionalità nell’eccezionalità.

Ora però che tutto è spettacolo e tutto è evento, non ci emozioniamo più per l’evento e non ci godiamo più lo spettacolo. Vero che Sinner è ovunque, sui giornali e nelle pubblicità, in tv e sui cartonati, affisso alle vetrine e moltiplicato in gadget; però a guardare su Rai 2 la storica vittoria su Djokovic sono stati, dicono i rilevamenti, in due milioni e mezzo. È scoppiata la Sinner-mania ma senza fare troppo caso a ciò che questo straordinario ventiduenne fa in concreto, cioè vincere le partite di tennis. Quindi, per trasmetterlo, è bastato interrompere “Boomerissima”.

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