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BANDIERA BIANCA

L'avocado bisessuale

Antonio Gurrado

C'è un festival a Londra dove vengono proposti aluni esempi in natura per "ispirare, rassicurare e avvalorare le persone queer". Ecco una domanda che vorremmo porgli

Tante cose ho sempre pensato dell’avocado – della sua simmetria perfetta, del suo accoppiarsi gioiosamente al dolce e al salato, della caducità del breve attimo in cui non è più duro come una saponetta ma non ancora marcio come il mio cervello a tarda sera – tuttavia mai avrei detto che esso è bisessuale. Invece un festival ai Kew Gardens di Londra, “Queer Nature”, utilizza proprio l’avocado e altri vegetali come testimonianza delle radicate tendenze Lgbtq+ in natura.

Pare infatti che i fiori di avocado si dischiudano una volta l’anno per essere funzionalmente femminili e un’altra volta per essere funzionalmente maschili. Ciò, insieme a tanti altri esempi tratti dalla botanica, secondo gli organizzatori dovrebbe “ispirare, rassicurare e avvalorare le persone queer”. Ora, io non faccio parte della comunità Lgbtq+ ma mi sentirei un po’ strambo a lasciarmi ispirare da una pianta, tanto più a farmene rassicurare o avvalorare. Sarei perplesso di fronte al totale appiattimento della sessualità sulla riproduzione, che l’insistenza sulla funzionalità dell’avocado sembra presupporre, e mi chiederei perfino se in questo caso non si debba parlare, anziché di bisessualità, di ermafroditismo.

Soprattutto, però, andrei ai Kew Gardens apposta per porre a chi ha allestito il festival l’unica domanda che dovrebbe essere sensata per una persona, quali che ne siano identità e orientamento, cui si vuole presentare un modello di vita. Non se l’avocado sia davvero bisessuale, quanto piuttosto: “Ma l’avocado è felice?”.

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