Bandiera bianca

Nerone, Poppea e poi chissà. Il meteo è diventato una (superstiziosa) allucinazione

Antonio Gurrado

Attribuire caratteri antropomorfi e battezzare fenomeni atmosferici è infantile. Ed è un po' come dare la colpa a Zeus, Poseidone o Eolo: significa abdicare alla ragione. Ma almeno gli antichi greci, attorno ai miti, erano riusciti a costruire un certa epica. E noi?

Ci eravamo meritati Nerone, ci siamo meritati Poppea. Non questiono se tale avvicendarsi di ondate di calore estremo e altrettanto estreme perturbazioni sia o meno tutta colpa dell’azione dell’uomo; ciò che piuttosto ravviso come colpevole è la nostra reazione, che attribuisce al meteo caratteri antropomorfi addirittura battezzando i fenomeni atmosferici. È lo stesso approccio infantile dei bambini che danno nome agli oggetti inanimati; peggio, è lo stesso approccio allucinatorio che aveva anticamente portato a credere che, dietro il maltempo, ci fosse una volontà cosciente simile alla nostra ma infinitamente superiore, che regolasse il solleone e le tempeste.

Dire “Nerone” o dire “Poppea” non è molto diverso dal dire “Zeus”, “Poseidone” o “Eolo”. Significa abdicare alla ragione in favore di un rapporto tutto emotivo con la natura, e come tale superstizioso. Ma se almeno gli antichi greci attorno a quelle figure mitologiche erano riusciti a costruire un’epica, della poesia meritevole di essere goduta e studiata a millenni di distanza, cosa resterà ai posteri di noi e dei nostri Nerone e Poppea? Le previsioni del tempo?

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