(foto Ansa)

Bandiera bianca

Le leggi in Italia non le fa né il parlamento né il governo, ma i social e la tivù

Antonio Gurrado

Il decreto sulla sicurezza stradale risponde unicamente all’ondata emotiva seguita alla tragedia dell’incidente a Roma. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti imposti dal televisore e dallo smartphone

Chi fa le leggi, in Italia? A giudicare dalla Costituzione – testo scritto in una specie di lingua morta, cui infatti a partire da oggi a Montecitorio vengono dedicati dei dotti seminari, un po’ come si fa con le colture assire o i letti intarsiati dell’antica Etruria – la sovranità appartiene al popolo. Che la esercita nelle forme e nei limiti eccetera eccetera. Se però si indaga su quali siano queste forme e questi limiti, ecco che iniziano le confusioni. Qualcuno dice che le leggi le fa il parlamento, qualchedun altro che le fa il governo. I fatti dimostrano che non è vera né l’una né l’altra.

Prendiamo ad esempio la recentissima che inasprisce le sanzioni al volante e minaccia di togliere patenti a destra e a manca. È una legge che nei tempi e nei modi risponde all’ondata emotiva dopo il caso della Smart speronata a Roma, e che come tale viene interpretata e propagandata. Ora, con tutto il rispetto per le vittime, quella notizia l’ho pressoché ignorata. Mi documento infatti solo sui giornali, che lasciano sedimentare gli eventi, ci costruiscono attorno delle argomentazioni e, soprattutto, consentono di saltarli a pie’ pari con l’atto sovrano del voltare pagina: per questo l’ho balzata su tutte le testate, salvo il Foglio che unico ne ha dato copertura lucida e sensata. Ma il popolo di cui parla la Costituzione non legge i giornali; il popolo guarda la tv e scrolla i social, quindi si è beccata ore e ore di copertura forzata su reazioni di pancia a un evento che, a volerlo proprio nobilitare, tutt’al più conferma che il genere umano è piuttosto cretino.

Interpretata e propagandata sotto questa luce, la nuova legge dunque non risulta davvero fatta né dal governo, che avrebbe il dovere di guidare il popolo anziché rincorrerlo, né dal parlamento, che dovrebbe rappresentare il popolo elevandone i muggiti a dibattito razionale. Invece, in Italia, la sovranità è tutta emotiva e appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti imposti dal televisore e dallo smartphone.

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