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bandiera binaca

Miracolo a Milano

Antonio Gurrado

Ancora oggi, col Tredesin de Marz, nel cuore della città si festeggia. Tre strade diventano una distesa di bancarelle, chioschi coi dolciumi o con la raspadüra, e soprattutto un’infinità di fiori che fanno primavera solo a guardarli

Su una scala più modesta e più locale, c’è un’altra ricorrenza per la cristianità in questo tredici marzo: dico modesta e dico locale perché non ha la rilevanza e l’estensione del decimo anniversario di un pontefice venuto dalla fine del mondo. Il 13 marzo del 51, venendo plausibilmente da Cipro, san Barnaba arrivò a Milano e battezzò i primi milanesi. Vuole l’agiografia che, per miracolo, al suo passaggio si sciogliesse la neve e spuntassero fiori; ragion per cui ancora oggi, ogni anno, col tradizionale Tredesin de Marz, a Milano si festeggia la ricorrenza.

  

Dico modesta e dico locale anche perché non dovete immaginarvi chissà cosa, Milano in subbuglio come per una city marathon o un gay pride o una prima alla Scala; è una festa circoscritta a Porta Romana, anzi, a una porzione di quartiere compresa a occhio nell’area descritta da via Piacenza, via Crema, via Giulio Romano; un paesino che si risveglia all’improvviso nel cuore della città e si mette a festeggiare perché, quasi duemila anni prima, tot persone sono state battezzate. Le tre strade diventano una distesa di bancarelle, chioschi coi dolciumi o con la raspadüra, e soprattutto un’infinità di fiori che fanno primavera solo a guardarli.

 

Pazienza se è improbabile che il miracoloso disciogliersi della neve, all’epoca, fosse stato causato dai passi di san Barnaba anziché dal moto di rivoluzione terrestre; pazienza ancora se, secondo i più occhiuti storiografi, san Barnaba a Milano non c’è manco mai passato. Fatto sta che da non so quanti secoli, il tredici marzo, i milanesi fanno arrivare la primavera e sono contenti per un fatto lontano, che probabilmente mai è avvenuto: e non sarebbe già questo un miracolo?

 

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