Dal foglio 

Bandiera Bianca

Welcome to Britaly, il paese dei governi non eletti dal popolo

Antonio Gurrado

Sia in Gran Bretagna sia in Italia, commentatori e giornalisti si spendono nel lamentare premiership non scelte direttamente dagli elettori, senza capire che è il funzionamento del sistema parlamentare 

Welcome to Britaly, dove l’ormai famigerata copertina dell’Economist può essere interpretata in un modo diverso dal solito. Qualcosa che si nasconde dietro la scoperta dell’instabilità degli esecutivi (Londra che cambia cinque governi in sei anni, come l’Italia ai tempi di Craxi e De Mita), qualcosa che va oltre le figure di primi ministri clowneschi o passatisti, qualcosa che riesca addirittura a ignorare il luogo comune degli spaghetti.

 

Welcome to Britaly nel senso che, mentre i conservatori si accingono a scegliere un nuovo leader attraverso una consultazione fra parlamentari, i corsivi sui giornali e i soloni dei social lamentano che ancora una volta la nazione non avrà un governo eletto dal popolo.

 

Né più né meno di quello che molti dicono da noi ora che la Meloni è a Palazzo Chigi: finalmente un governo eletto dal popolo. Senza considerare che, tanto nel Regno Unito quanto in Italia, i governi non vengono eletti da nessuno ma fatti e disfatti dal Parlamento sovrano. Welcome to Britaly, dove la gente non sa per cosa vota.

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