Bandiera Bianca

Quanto valgono oggi le scuse del Messico ai Maya?

Antonio Gurrado

Di popolazioni vessate in secoli di guerre ce ne sono a bizzeffe, anche in Italia. Ma chiedere perdono per le persecuzioni e le distruzioni inflitte centinaia di anni fa rivela un'idea un po' limitata della buona educazione

Il presidente del Messico, Lopez Obrador, ha offerto le proprie più sincere scuse alla popolazione Maya per le persecuzioni e le distruzioni cui è stata sottoposta dal Cinquecento all’Ottocento. Non si sa come abbiano risposto i Maya, che ormai sono rimasti in pochi e vivono in povertà al confine col Guatemala. Sono certo tuttavia che, per riflesso condizionato, a breve spunterà in Italia un qualche politico progressista che chiederà scusa agli Etruschi, ai Volsci, ai Sanniti, ai Rutuli, ai Messapi, ai Peuceti… E di conseguenza, subito dopo, partirà il contrattacco di un qualche politico sovranista che a nome del popolo italiano esigerà le scuse degli Angioini, degli Aragonesi, degli Asburgici, dei Visigoti, degli Unni, degli Eruli, per non parlare dei lanzichenecchi. Lo storico gesto del presidente del Messico potrebbe dunque rivelarsi foriero di un dibattito infinito sul bon ton da tenere nei confronti del passato, che però fatalmente rischia di tralasciare l’unica questione davvero rilevante: pensare che, dopo secoli di guerre e di stermini e di genocidi, bastino tante scuse e amici come prima non significa avere un’idea un po’ limitata della buona educazione?

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