(foto d'archivio EPA)

bandiera bianca

Non trasformiamo la letteratura in una serie di deposizioni tribunalizie

Antonio Gurrado

L’epoca suscettibile che ci circonda non accetta che Shakespeare faccia parlare Giulietta senza essere egli stesso una ragazza veronese. L'assurdità triste dei discorsi sull'appropriazione culturale ai danni di personaggi immaginari

Appropriazione culturale ai danni di personaggi immaginari: presumo sia questa la motivazione per cui la sezione americana si rifiuti da due anni di sottoscrivere il manifesto del PEN Club internazionale in favore della creatività narrativa. Il manifesto si basa sul presupposto che “l’immaginazione consente agli autori di trascendere il proprio posto del mondo incorporando idee altrui” e che “l’immaginazione ha accesso a qualsiasi esperienza umana, senza limitazione di spazio, tempo od origine”. Significa che uno scrittore può raccontare una storia che non sia avvenuta nel tempo in cui vive o nel luogo in cui abita; e che in questa storia possano esservi personaggi con caratteristiche diverse da quelle del narratore, donne anche se è uomo, uomini anche se è donna, africani anche se è americano, tedeschi anche se è indiano, disoccupati anche se guadagna bene, sportivi anche se è paralitico; e che di questi personaggi il narratore possa esprimere punti di vista, opinioni, ragionamenti, comportamenti; e che anzi l’attività del narratore consista appunto nello studiare i meccanismi altrui e riprodurli in maniera esteticamente apprezzabile.

L’epoca suscettibile che ci circonda, invece, non accetta che Shakespeare faccia parlare Giulietta senza essere egli stesso una ragazza veronese; che Manzoni dal suo comodo salotto ottocentesco metta le parole in bocca a un tessitore del Seicento; che Virginia Woolf racconti la vita straordinaria di Orlando senza né avere mai cambiato sesso né essere vissuta per secoli e secoli; o che Flaubert abbia la sfacciataggine di rappresentare Madame Bovary anziché limitarsi a un tautologico “Gustave Flaubert c’est moi”. Un’assurdità, certo, e triste se si pensa che lascia presagire un futuro di scrittori ai quali sarà consentito solo stilare delle specie di deposizioni tribunalizie che non si scostino dalla loro versione della realtà dei fatti. Ma ancora più triste se si pensa che oggi ci sia bisogno di lanciare un appello affinché gli scrittori possano fare ciò che hanno liberamente fatto per secoli, alcuni anche piuttosto bene.

Di più su questi argomenti: