Cosa c'entra Cortina d'Ampezzo con Leopardi?

Antonio Gurrado

In un'epoca che flirta sia col materialismo sia col panteismo, quest'estate lo storico festival "Mistero dei monti" dedicherà una giornata all'Infinito per testimoniare che è la montagna a fornire "mobilità di pensiero"

Sempre caro mi fu quell'ermo colle di cui quest’anno si fa gran parlare, nel bicentenario dell'Infinito. La mia affezione tuttavia non è né naturalista né ambientalista ma deriva dall'intrinseca immaterialità poetica, capace di trasformare uno spuntone o una gibbosità del terreno in simbolo, metafora, luogo dell'animo.

 

Fatto sta che, vivendo in un'epoca che flirta sia col materialismo sia col panteismo, apprendo che quest'estate lo storico festival "Mistero dei monti" di Cortina d'Ampezzo dedicherà una giornata alla celebrazione del poemetto leopardiano, per testimoniare che è la montagna a fornire "mobilità di pensiero".

 

Ho dunque dovuto ricredermi: ingenuamente mi ero convinto che la mobilità estrema del pensiero di Leopardi sorgesse dal desiderio inesausto che gli ardeva in petto, invece era questione di conformazione orografica; e che la Natura matrigna disponesse il poeta al pessimismo, quando invece evidentemente era paesaggismo. Resta solo il mistero di come mai Leopardi non andasse in vacanza a Cortina, per trarre maggiore ispirazione da colli ancora più ermi.

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