James Ensor, "La morte e le maschere" (1897)

Il signor Tal de' Tali, che per 30 anni ha rubato il cognome al signor Talaltro

Antonio Gurrado

La vicenda di cronaca dimostra l’ottusità del nostro tempo, in cui chiunque può scegliere il modo più comodo di diventare ciò che crede di essere, in spregio a qualsiasi oggettività

Il signor Tal de’ Tali, che vive a Roma, non è un mascalzone come parrebbe a prima vista bensì una vittima dell’ottusità del nostro tempo. Nel 1985, venendo multato per divieto di sosta, anziché declinare le proprie generalità aveva declinato quelle di un suo impeccabile cognato, il signor Talaltro, del tutto all’oscuro dei fatti. Ieri il signor Tal de’ Tali, ormai sessantenne, è stato rinviato a giudizio per sostituzione di persona, ossia per avere dichiarato per trent’anni di essere il signor Talaltro quando veniva multato e quando firmava assegni, quando gli venivano comminate penali e quando doveva presentarsi in tribunale. La sua convinzione si è fatta incrollabile per amore: essendosi presentato col nome del cognato onde far colpo sulla futura moglie, il signor Tal de’ Tali ha poi dovuto registrare sua figlia all’anagrafe sotto il nome di signorina Talaltro. Del resto #loveislove quindi è triste pensare – in un’epoca in cui non ci vuol nulla ad adeguare la propria identità a ciò che si desidera essere – che un’intuizione così lungimirante sia stata condannata anziché premiata. Oggi chiunque può scegliere il modo più comodo di diventare ciò che crede di essere, in spregio a qualsiasi oggettività; eppure, l’uomo che per amore si sentiva suo cognato è arrivato troppo presto a scontrarsi con la nostra arretratezza.

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