La "barra dritta" di Beppe Grillo

Antonio Gurrado

Magari i grillino fossero ignoranti. In realtà sono dei semicolti che orecchiano le parole e s'illudono di capirle per poi ripeterle alla rinfusa

Da sabato sera novecentocinquantatremila persone hanno alzato il pollice su Facebook sotto l'ultimo post del blog di Beppe Grillo, quello intitolato “Barra dritta e avanti tutta”, in cui il comico garante annunciava che a Roma si sarebbe continuato con Virginia Raggi sindaco del Movimento 5 stelle. È un dato significativo. È altrettanto significativo che nessuna di queste novecentocinquantatremila persone abbia inviato in dono natalizio a Grillo un vocabolario, ad esempio il Treccani, dov'è spiegato che “barra” è l'asta con cui si governa il timone e che “dritta”, in marina, “indica la parte destra di una nave o di un'imbarcazione in genere”. Nella mente di Grillo, probabilmente, “barra dritta” equivale a tirare avanti e proseguire come s'è fatto finora, con la stessa sindaca e lo stesso partito; fuori dalla mente di Grillo, invece, “barra dritta” è tutt'al più un doppio senso mentre “barra a dritta” implica la necessità di una svolta. Non è pedanteria. Magari fosse ignorante, il pubblico che osanna Grillo e il grillismo; in realtà è composto di semicolti che orecchiano le parole e s'illudono di capirle per poi ripeterle alla rinfusa con significato immaginario e vago, buono per tutto e il contrario di tutto. È per questo che la Raggi ha annunciato una “due diligence” su sé stessa; è per questo che nel libro di Di Battista ci sono le spremute di umanità; è per questo che Roberta Lombardi ha commentato gli eventi romani ricopiando una frase da Martin Luther King sulla vanagloria (per l'occasione, “vana gloria”), citazione a rigor di logica poco sensata ma che agli orecchianti dev'essere parsa pregna di significati impliciti, proprio perché non voleva dire una mazza – anzi una barra, dritta.

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