Una scena di “A Girls Walks Home Alone at Night”

Solo i sexy vampiri tengono in piedi questa magra estate per cinefili

Mariarosa Mancuso
“A Girls Walks Home Alone at Night” è uscito nelle sale italiane lo scorso giovedi. Ed è il titolo più curioso e cinefilo di questi mesi

I vampiri sono eleganti e sexy (non si può dire lo stesso degli zombie). Lasciando i classici a dormire nella bara foderata di raso bianco, basterebbero la classe di Tilda Swinton e Tom Hiddleston in “Only Lovers Left Alive” di Jim Jarmusch (ghiaccioli di sangue, nomi di grandi poeti estinti sul passaporto). Un po’ meno sublimi, ma molto più comici, sono i vampiri conviventi e litigiosi sui lavori domestici nel finto documentario australiano “What We do In the Shadows” di Taika Waititi e Jemaine Clement.
Le vampire sono ancora più sexy (tranne quando le maneggia Nicolas Winding Refn in “The neon Demon”: splendida Elle Fanning, misera la necrofilia sul cadavere ricucito). Una succhiasangue ha conquistato anche l’Iran, nell’“Iranian Vampire Spaghetti Western” – così la regista – che con il titolo “A Girls Walks Home Alone at Night” è uscito nelle sale italiane lo scorso giovedi. Il titolo più curioso e cinefilo di questa magra estate.

 

L’Iran va preso alla larga. Ana Lily Amirpour è nata in Inghilterra, ha vissuto e studiato cinema in Florida e in California, con il suo primo cortometraggio ha vinto un premio al Noor Iranian Film Festival che si tiene a Los Angeles – mica a Teheran – per i registi e gli spettatori della diaspora. Per cortesia etnica, la Bad City del film viene collocata laggiù, la vampira si aggira velata. Dopo i titoli di testa, appare un sosia di James Dean, con la t-shirt bianca. Sullo sfondo ci sono le trivelle petrolifere, pensare allo schizzo nero visto nel film di George Stevens “Il gigante” non è peccato. Parcheggiata per strada, una vecchia macchina americana decappottabile. Potremmo essere ovunque. Lo splendido bianco e nero suggerisce piuttosto la “Sin City” di Frank Miller, nel fumetto e nei film.

 

Il leggiadro giovanotto, con un gatto in braccio (non proprio una scena da western, né spaghetti né fagioli, qui si costeggia l’esistenzialismo: uomo solitario per le vie della città) se ne torna a casa. Trova un genitore che si inietta robaccia nei piedi, per procurarsela ha accumulato un debito cospicuo con il gangster locale. Un tipaccio tatuato che minaccia, mena e va a puttane. Finché la vampira con il chador gli stacca un dito con un morso dei dentoni appena spuntati (a scatto, con un bel “clac”) e poi prosegue, sturando la giugulare con risucchi da lavandino.

 

Come “Lasciami entrare” di Tomas Alfredson – altra bella variazione sul tema vampiresco, ambientata nel grande nord – “A Girls Walks Home Alone at Night” è anche una bizzarra storia d’amore. Comincia a una festa – lui è mascherato da Dracula, mantello e canini. Si baciano, certo che si baciano, ma prima lei si perfora le orecchie per poter indossare gli orecchini. I tempi rallentano ancora: la regista – continuerà le storie della coppia in una graphic novel – mira più alla critica che al pubblico.

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