Il ministro della Giustizia Andrea Orlando (foto LaPresse)

Le parole del giudice Morosini contro il governo diventano un caso al Csm. Interviene Orlando

Redazione
Il ministro della Giustizia ha chiesto chiarimenti all’organo di autogoverno dei magistrati sul consigliere Morosini, che al Foglio aveva parlato di “deriva autoritaria” per la riforma costituzionale. Critiche al giudice da Legnini (Csm) e Canzio (Cassazione).

Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha chiesto al Csm chiarimenti sul suo consigliere Piergiorgio Morosini per le dichiarazioni rilasciate da quest’ultimo al Foglio, in cui sottolineava il rischio di una deriva “autoritaria” di fronte alla riforma costituzionale voluta dal premier Renzi.

 

“Ho chiesto un chiarimento – ha detto Orlando a margine di un convegno – al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura perchè, se alcune di quelle parole risultassero confermate, sarebbero in aperto contrasto con lo spirito di leale collaborazione che fino a qui ha ispirato i rapporti tra governo e Csm”.

 

Il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, ha confermato di aver ricevuto dal ministro la richiesta di un “incontro formale su questa vicenda”, aggiungendo che riferirà a Orlando del dibattito tenuto questa mattina nel plenum dell’organo di autogoverno della magistratura proprio sul caso Morosini.

 

Era stato lo stesso Legnini, in mattinata, a definire “inaccettabili gli attacchi a esponenti del governo e del parlamento” da parte di alcune toghe: “Noi pretendiamo il rispetto delle nostre prerogative ma nel momento in cui lo pretendiamo dobbiamo assicurarlo innanzitutto noi”.

 

Della stessa opinione il primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, che ha espresso “totale dissenso” per le parole di Morosini, in quanto “non è stato ascoltato l’accorato appello all’osservanza dei doveri di riservatezza, discrezione, sobrietà nei rapporti con la stampa ed i media”. Per Canzio delegittimare altri poteri dello stato “indebolisce il tessuto della nostra democrazia, pregiudica la credibilità delle istituzioni repubblicane, lede l’immagine di indipendenza e autonomia della magistratura e del Csm”.