Il sindaco di Lodi Simone Uggetti

La sfida del Pd (con retromarcia) alle manette facili contro il Pd

Redazione

Fanfani, membro laico del Pd in Csm, chiede di verificare la legittimità della decisione dei magistrati sul caso Uggetti: “Mai visto in 40 anni un arresto per turbativa d’asta”. Scoppia la polemica con le toghe di Area e lui ci ripensa: "Non chiederò l'apertura
di una pratica".

Il caso di Simone Uggetti, il sindaco di Lodi del Pd arrestato ieri con l’accusa di turbativa d’asta, finisce dritto in Consiglio superiore della magistratura. Il membro laico del Partito democratico Giuseppe Fanfani ha infatti annunciato che chiederà l’apertura di una pratica nella I commissione del Csm per verificare “la legittimità dei comportamenti tenuti e dei provvedimenti adottati” dai magistrati del capoluogo lombardo nei confronti di Uggetti. In serata però, dopo le critiche dei membri togati, il ripensamento di Fanfani: "Non chiederò l'apertura di una pratica al Csm, salvo nuove evenienze".

 

Un arresto che era stato giudicato “ingiustificato e comunque eccessivo” da Fanfani: “Non ho mai visto, in 40 e più anni di attività di penalista, incarcerare alcuno per un reato come la turbativa d’asta, soprattutto quando l’interesse dedotto è quello di una migliore gestione di una piscina comunale”. “Non mi pare che fossero necessari provvedimenti di cautela – ha proseguito in una nota il consigliere del Csm – ma se proprio lo si riteneva bastavano provvedimenti interdittivi e non certo coercitivi. Il carcere poi mi pare del tutto fuor di luogo, frutto di una non equilibrata valutazione del caso”.

 

Così Fanfani, pur avendo ricordato di non essere “mai intervenuto nel merito di provvedimenti giurisdizionali”, e anzi di aver “sempre avuto grande stima di tutti i magistrati che hanno combattuto la corruzione e il malaffare”, ha spiegato che sottoporrà la vicenda all’organo di autogoverno della magistratura, dal momento che l’arresto di Uggetti appare essere “figlio di un clima di tensione che non fa bene né alla giurisdizione né ai rapporti interistituzionali”.

 

Veemente la reazione dei togati del Csm appartenenti alla corrente di sinistra Area. In una nota, sette consiglieri hanno definito “inaccettabili” le parole di Fanfani: “Sono un’indebita interferenza sull’autonomia e la serenità dei magistrati”, hanno commentato, e rischiano “di delegittimare l’impegno nella trattazione di un delicato procedimento per la natura delle incolpazioni e la qualità dei soggetti coinvolti”. Forse anche per questo, in serata Fanfani ha fatto marcia indietro: "Non chiederò, allo stato attuale, l'apertura di una pratica al Csm, salvo nuove evenienze".

 

(L'articolo è stato aggiornato alle 19.32)