Lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa (foto LaPresse)

I vip del romanzo contro Israele

Redazione
Un anno fa, uno scandalo coinvolse la Harper Collins, gigante dell’editoria anglosassone. Pubblicò il suo nuovo “Atlante Geografico Primario per il Medio Oriente”, ma Israele era sparito in fretta e furia.

Un anno fa, uno scandalo coinvolse la Harper Collins, gigante dell’editoria anglosassone. Pubblicò il suo nuovo “Atlante Geografico Primario per il Medio Oriente”, ma Israele era sparito in fretta e furia, proprio come nei migliori sogni degli ayatollah iraniani e dei fondamentalisti islamici palestinesi. Nella mappa, mentre appaiono Gaza, Cisgiordania, Siria, Giordania, Libano, viene digerito via lo stato d’Israele. Adesso un altro scandalo colpisce Harper Collins. Nel 2017, in occasione dei “50 anni di occupazione d’Israele”, la celebre casa editrice ha annunciato che pubblicherà un libro firmato da romanzieri di fama mondiale critici dello stato ebraico, che questo anno si recheranno nei Territori palestinesi.

 

L’iniziativa è diretta dal Premio Pulitzer Michael Chabon e vanta la partecipazione dello scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, Premio Nobel per la Letteratura, da anni molto critico di Gerusalemme. Il progetto è sponsorizzato dal gruppo politico “Breaking the Silence”, la ong da mesi sotto incessante critica da parte israeliana per la sua condotta, tanto da essere stata bandita dalle scuole e dalle basi militari israeliane, dove conduceva parte delle sue iniziative. Questo avrebbe dovuto far riflettere i letterati che hanno scelto di partecipare all’iniziativa. A firmare il libro saranno anche il Premio Pulitzer Geraldine Brooks, Dave Eggers e l’irlandese Colm Toibin, fra gli altri. Tutta gente dalle impeccabili credenziali democratiche e di sinistra che frequenta i salotti giusti, che vende, che fa opinione pubblica.

 

[**Video_box_2**]Starebbero bene tutti nell’editoriale sul Financial Times dello storico Simon Schama, per il quale “il problema della sinistra con gli ebrei ha una storia lunga e infelice” e “la critica delle politiche del governo israeliano si è trasformata in un rifiuto del diritto di Israele a esistere”. Si chiede Schama: “Perché è molto più facile odiare gli ebrei?”. Già, bella domanda. Visto che in medio oriente, anziché accanirsi contro l’unica democrazia, gli scrittori avrebbero potuto indignarsi sulla Siria, ad esempio. Ma la brava e bella gente che conta, i fighetti alla Eggers, ritiene naturale, persino giusto, che Israele incassi le offese al proprio territorio e alla propria gente. E forse che scompaia. Come nell’atlante Harper Collins.

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