C'è una app per tutto, anche per il terrorismo islamista. Le tecniche di Is

Redazione
“Lo Stato islamico è il più tecnologicamente avanzato tra i gruppi estremisti”, scrive il Wall Street Journal. Come si combatte la guerra tecnologica contro il Califfato

L’attacco terroristico di Parigi, in cui una serie di operazioni militari complesse è stata messa a punto dai militanti dello Stato islamico, senza che i servizi d’intelligence di Francia e Belgio avessero idea di quello che stava succedendo, è una sconfitta nella guerra tecnologica che l’occidente combatte da anni contro la capacità delle organizzazioni terroristiche di rendere invisibili le proprie comunicazioni agli occhi delle forze di sicurezza. Alcuni degli attentatori di Parigi erano già sotto l’occhio dell’intelligence, ma nonostante questo sono riusciti a sparire dai radar. “Le autorità francesi dicono che due degli attentatori si erano conosciuti in prigione, ma non è chiaro come il gruppo abbia comunicato per organizzare gli attacchi di venerdì”, scrivono Margaret Coker, Sam Schechner e Alexis Flynn in un articolo pubblicato sul Wall Street Journal e intitolato “How Islamic State Teaches Tech Savvy to Evade Detection”. “I servizi di intelligence monitoravano le comunicazioni di uno dei sospetti terroristi, l’islamista belga Abdelhamid Abaaoud, tra la Siria, il Belgio e il Marocco”, ma questo non ha impedito ad Abaaoud di diventare la mente degli attacchi, e di vantarsi di poter sfuggire alle autorità belghe a suo piacimento.

 

“Esistono metodi a bassa tecnologia per comunicare senza entrare nel radar delle forze di sicurezza, tra cui usare note scritte e affidare messaggi ad amici e parenti”, continua il Wsj. “Ma le agenzie di sicurezza da tempo ammoniscono sulla possibilità che le piattaforme criptate usate per i videogiochi o per altre attività commerciali con lo scopo di proteggere la privacy siano usate da aspiranti islamisti per comunicare. Lo Stato islamico, da parte sua, ha formato una divisione tecnologica che pubblica tutorial per i suoi sostenitori sui modi più sicuri ed economici per diffondere informazioni. La strage di Parigi probabilmente inasprirà il dibattito tra i governi che vogliono accesso ai sistemi criptati e le compagnie tecnologiche che stanno cercando di proteggere i dati degli utenti e temono l’intrusione eccessiva del governo”. Lunedì John Brennan, il direttore della Cia, ha detto che i gruppi terroristici hanno imparato dalle pratiche spionistiche americane e che ormai sanno come evitare la sorveglianza, le cui capacità sono messe in pericolo dai sostenitori della privacy a tutti i costi.

 

[**Video_box_2**]“Lo Stato islamico è il più tecnologicamente avanzato tra i gruppi estremisti”, scrive il Wsj. “I suoi bollettini comprendono consigli su quali marche di device tecnologici sono più vulnerabili al controllo. A gennaio un membro del gruppo conosciuto online come al Khabir al Taqni e che si autoproclama ‘esperto tecnologico’ ha diffuso tra gli aspiranti miliziani una lista di quelli che secondo lui sono i sistemi di comunicazione criptata più sicuri. ‘In questo modo possiamo distruggere una delle armi più forti a disposizione dei governi crociati che spiano e monitorano i mujaheddin e li rendono obiettivi dei loro aerei’, ha detto l’autore riferendosi alla coalizione militare a guida americana contro lo Stato islamico. Il messaggio, che è stato riconosciuto come autentico dal Site Intelligence Group, che monitora i gruppi estremisti online, classificava 33 applicazioni tra non sicure, abbastanza sicure, sicure e molto sicure. Poco dopo la pubblicazione della lista, lo Stato islamico ha iniziato a spostare le sue comunicazioni ufficiali da Twitter a Telegram Messenger, che è stata giudicata sicura”. Tra le app che lo Stato islamico considera molto sicure ci sono Signal, approvata anche da Edward Snowden, e Silent Circle. Telegram e l’app americana Wickr sono “sicure”. Le app più usate dal pubblico, come Whatsapp, Viber e WeChat, sono invece classificate come non sicure. “Funzionari di sicurezza europei”, aggiunge il Wsj, “inoltre hanno espresso preoccupazione sulle console per videogiochi, che consentono ai giocatori di comunicare tra loro via internet”. La guerra al terrore si combatte anche con le app.