Il tribunale di Milano (foto LaPresse)

Uno squilibrato è uno squilibrato. Punto

Redazione
Il dolore per la strage di Milano e le parole vuote sul clima d'odio della Gherardo Colombo & Company. Attribuire il gesto criminale di un esaltato a un presunto clima di odio che si sarebbe creato attorno alla magistratura è un’estrapolazione non giustificata dai fatti finora emersi.

La strage al Palazzo di giustizia di Milano ha destato una  grande impressione, soprattutto per il fatto che è stato violato un luogo considerato tra i più sicuri e naturalmente per le vittime del gesto criminale. Si è trattato, a quel che risulta dalle prime informazioni, del gesto insensato di una personalità disturbata, che dovendo affrontare una constatazione di fallimento ha reagito con inaudita violenza premeditata. L’inchiesta della procura di Brescia accerterà lo svolgimento dei fatti e le motivazioni, di una tragedia che ha assunto caratteri straordinariamente impressionanti per le circostanze e il luogo in cui è stata perpetrata la strage, che resta però un atto di violenza individuale legata a motivazioni che non hanno alcun carattere pubblico o politico. Per questo alcune reazioni riescono ad appire, pur in questo contesto tragico, stonate e improprie.

 

Attribuire il gesto criminale di un esaltato a un presunto clima di odio che si sarebbe creato attorno alla magistratura, come ha fatto l’ex procuratore Gherardo Colombo, esprime una comprensibile amarezza e anche un certo spirito di corpo, ma resta un’estrapolazione non giustificata dai fatti finora emersi. Il cordoglio per l’uccisione di un giudice ha spinto il presidente della Repubblica a esprimere una solidarietà alla categoria, che forse avrebbe dovuto essere estesa alle altre vittime “civili”, a cittadini che sono stati colpiti mortalmente in un luogo sul quale si sarebbe dovuta garantire la massima sicurezza, cittadini innocenti che hanno diritto anch’essi a un’espressione piena e sentita di dolore e di vicinanza delle istituzioni. C’è da sperare che, passata la fase più acuta e immediata dell’emozione, la tragedia milanese venga vista nei suoi contorni reali, che non dia l’avvio a una campagna di vittimismo di categoria strumentale a specifiche battaglie politiche, come quella che contesta la responsabilità civile dei magistrati. La funzione della magistratura è delicata e in certe circostanze non scevra di pericoli, come quella delle forze dell’ordine o di altre professioni. Proprio per questo va difesa con rigore e misura, anche in momenti segnati da avvenimenti di eccezionale gravità, proprio per preservarne l’autorevolezza e la dignità.