Franco Bassanini (foto LaPresse)

Battaglia sulla fibra

Quanto pesa l'attivismo di Bassanini nella politica industriale di Renzi

Marco Valerio Lo Prete

Sulla banda larga, il presidente di Cdp è un po’ consigliere e un po’ concorrente. Gli attriti con Telecom, i bandi da fare.

Roma. Martedì scorso, appena il governo approvava in serata la “stategia italiana per la banda ultralarga e per la crescita digitale”, Franco Bassanini, presidente della Cassa depositi e prestiti (Cdp), polmone finanziario dell’esecutivo in questi tempi austeri, esultava così su Twitter: “TLC Agenda digitale, il Governo vara 2 piani ambiziosi e forti incentivj finanz. Facciano la loro ora privati e CDP!”. L’Italia è ancora oggi il paese in Europa con la minore copertura di reti digitali di nuova generazione, 20 per cento di copertura a più di 30 Mbps (Megabit per secondo) contro il 60 per cento medio. E Bassanini non perde occasione per dimostrare quanto gli stia a cuore questa partita di politica industriale che il governo Renzi intende giocare da protagonista. Al punto che negli ultimi giorni la Cdp è stata spesso costretta a smentire il coinvolgimento di Bassanini raccontato dai retroscena. Un incontro con l’ad di Telecom Patuano per chiudere un’intesa con Metroweb (società fornitrice di fibra)? “Ricostruzione destituita di fondamento”. L’ingresso di Cdp in Telecom? “Ipotesi mai esaminata”.

 

Quel che nemmeno Bassanini nasconde, comunque, è il suo “rapporto speciale” con il premier, anche a suon di sms, a partire dal dossier banda larga. Tanto ascendente ha portato i suoi frutti? Per tentare di dare una prima risposta, è bene cominciare dallo scorso 20 febbraio: il cda di Telecom congela l’ipotetico ingresso nel capitale di Metroweb (oggi controllata da Cdp attraverso Fondo strategico italiano e F2i) e annuncia investimenti per 3 miliardi sulla banda larga. Per Bassanini equivale a una rispostaccia, a un “no” dell’ex monopolista all’ipotesi del “condominio” con Telecom e altri operatori privati dentro Metroweb. Il secondo passaggio è dello scorso fine settimana, quando circola una bozza governativa che prevede per decreto il superamento della rete in rame di Telecom, considerata obsoleta. Un’operazione che colpirebbe, e forse affonderebbe, l’ex monopolista nel cui bilancio la stessa rete pesa eccome. In quei giorni tutti puntano il dito contro Raffaele Tiscar, presunto estensore della norma a Palazzo Chigi. In molti, però, immaginano pure che Bassanini abbia accolto con un certo compiacimento l’ipotesi; pure solo ventilarla, equivale a un messaggio per il cda di Telecom: entrare nel condominio Metroweb, accettando almeno in un primo momento una posizione non maggioritaria, potrebbe essere il male minore. Alla fine però la svolta dirigista di Palazzo Chigi non si realizza.

 

[**Video_box_2**]Dietro le quinte inizia un’altra partita: legare la possibilità di accedere gli incentivi pubblici per la banda larga (saranno 6 miliardi) a una specifica architettura da utilizzare: Ftth (fibra fino a casa) o Fttb (fino ai palazzi) o Fttc (fino all’armadio di strada con ultimo tratto in rame). Bassanini ai suoi ha sempre ripetuto che l’architettura Fttc può andare al massimo per il brevissimo termine, mentre già per i prossimi 5 anni quella Fttb/h è preferibile. Con un dettaglio di non poco conto: Metroweb, controllata da Cdp, ha coperto Milano proprio con la fibra fino a casa (Ftth); Telecom invece preferisce il rame. Il Foglio raccoglie lo sconcerto di alcuni competitor: Bassanini, da suggeritore spesso ascoltato di Renzi, sponsorizza la tecnologia preferita da Metroweb e auspica che diventi il discrimine per accedere ai fondi; poi, da presidente di Metroweb, concorrerà per l’utilizzo di quegli stessi fondi. Martedì scorso, però, il ministro dello Sviluppo Guidi annuncia che il piano di incentivi sarà improntato alla “neutralità tecnologica”. Si faccia la rete in fibra, l’esecutivo non prende posizione sull’architettura da utilizzare. Bassanini sembra uscirne ammaccato. Dovrà per esempio accettare la concorrenza tra Metroweb e Telecom per i fondi pubblici. Sicuri? Nient’affatto, per il Corriere della Sera di ieri. In queste ore, nelle 147 pagine del piano governativo, sono entrati ulteriori criteri che obbligherebbero Telecom allo scorporo della rete prima di poter gareggiare per gli incentivi. Bassanini plausibilmente gongola. I bandi sono tutti da scrivere, la situazione è fluida, il presidente della Cdp si farà ancora sentire con sms e tweet.