Il presidente argentino Cristina Kirchner (foto LaPresse)

In Argentina crollano le accuse contro la Kirchner, ma la morte del giudice Nisman resta un mistero

Angela Nocioni

Non ci sono elementi sufficienti per aprire un'inchiesta. E' questo il giudizio del giudice federale Daniel Rafecas sulla denuncia fatta del procuratore argentino trovato morto il 18 gennaio. Il suo strano decesso è la peggior minaccia alla tenuta del governo.

Non ci sono elementi sufficienti per aprire un'inchiesta. E' questo il giudizio del giudice federale Daniel Rafecas sulla denuncia fatta da Alberto Nisman, il procuratore argentino trovato morto il 18 gennaio, quattro giorni dopo aver denunciato la presidente Cristina Kirchner, il ministro degli Esteri Héctor Timerman e altri funzionari minori del governo. L'accusa per tutti loro è di aver tentato di coprire con un patto segreto con l'Iran i mandanti iraniani e gli esecutori libanesi della strage alla mutua ebraica di Buenos Aires il 18 luglio del 1994, 85 morti.

 

L'inchiesta però non ci sarà perché gli elementi raccolti da Nisman sono stati giudicati troppo deboli. La denuncia di Nisman era stata raccolta dal pm Gerardo Pollicita. La valutazione sulla consistenza delle prove indiziarie spetta però al giudice federale che, secondo quanto anticipato dalla Agencia Judia de Noticias, solitamente molto ben informata sul lavoro di Nisman, "non ha trovato elementi sufficienti ad aprire un'inchiesta penale".

 

La fuga di notizie sull'opinione del giudice federale rispetto agli elementi raccolti da Nisman ha ovviamente scatenato il tutti contro tutti a Buenos Aires, dove il caso della strana morte del procuratore che aveva accusato la Kirchner è la peggior minaccia alla tenuta del governo, già di suo molto malconcio. Il testo alla base della denuncia di Nisman è pubblico. E' stato pubblicato con l'autorizzazione della Corte subito dopo la sua morte. Si basa sostanzialmente su una mole di intercettazioni telefoniche tra funzionari kirchneristi, emissari iraniani e alcuni agenti del servizio segreto argentino.  Il giudice federale Rafecas non è il solo a considerare le prove deboli. Molti a Buenos Aires, anche furiosi oppositori della Kirchner, trovano il contenuto delle intercettazioni raccolte da Nisman molto utile a ricostruire il clima creato attorno all'indagine su quella strage, ma non sufficiente ad accusare nessuno di copertura di strage.

 

L'ipotesi di Nisman era che Cristina Kirchner e Timerman avessero concordato con alcuni emissari di Teheran l'impunità degli iraniani sospettati di essere i mandanti della strage, in cambio di un patto segreto approvato a margine di un memorandum di collaborazione tra i due paesi. In sostanza: forniture di idrocarburi sottocosto per l'Argentina e mercato iraniano aperto a export di grano argentino.  Uno dei punti logicamente poco chiari della denuncia è il modo in cui sarebbe stata garantita l'impunità. Sugli imputati, per richiesta dei giudici argentini, pende un mandato di cattura internazionale. L'Interpol è tenuta ad arrestarli qualora escano dai confini dell'Iran. Quindi le pressioni del governo avrebbero dovuto esercitarsi o sull'Interpol perché ignorasse una richiesta dei giudici argentini, o sui giudici argentini perché la ritirassero. I giudici non l'hanno mai ritirata, né hanno mai denunciato di aver ricevuto richieste in questo senso. E l'Interpol ha fatto lo stesso.

 

[**Video_box_2**]Cristina non si è mai difesa esplicitamente dalle accuse. Timerman invece l'ha fatto, anche abbastanza veementemente, sul Washington Post. Il ministro sostiene di aver semplicemente tentato di spianare la strada al processo sulla strage alla mutua ebraica. La legge iraniana proibisce le estradizioni e quella argentina non permette giudicare una persona in assenza. Timerman sostiene di aver semplicemente chiesto al governo dell'Iran di permettere al giudice argentino di andare a Teheran per gli interrogatori, per aggirare così l'impedimento.

 

L'ipotesi più probabile è che il caso Nisman, troppo spinoso ormai per essere archiviato come suicidio, finisca per essere trasformato in un'indagine per "suicidio indotto" o "suicido istigato". Entrambe ipotesi d'accusa difficilissime da provare in assenza di testimoni.

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