Cristina Kirchner

Kirchner incriminata

Angela Nocioni

Il successore di Nisman accusa la presidente argentina e altri. Chi è “Jaime la spia”?

Roma. Il successore di Alberto Nisman, il procuratore argentino trovato cadavere con un colpo alla testa il 18 gennaio, venerdì ha continuato l’opera del suo predecessore e ha incriminato la presidente argentina Cristina Kirchner, il ministro degli Esteri Timerman e altri di aver coperto, con un patto segreto con l’Iran, autori e mandanti della strage alla mutua ebraica di Buenos Aires nel 1994, 85 morti. Nisman è morto in circostanze sospette il giorno prima di un’audizione in cui avrebbe dovuto discutere le sue accuse davanti al Congresso argentino, e mentre nel paese lo scandalo montava, il suo successore, Gerardo Pollicita, continuava le indagini e venerdì ha accusato la presidente per la “decisione deliberata di coprire” l’inchiesta sull’attentato. Dalla Casa Rosada già arrivano accuse di golpe, ma nel frattempo è chiaro che il personaggio chiave in questo giallo misterioso e pasticciato è “Jaime la spia”. Fronte alta, occhi stretti, collo corto, “Jaime la spia” dovrà varcare la prossima settimana la soglia della procura della Repubblica per farsi interrogare. La sua faccia, rimasta top secret per quarant’anni, è finita in prima pagina. “Jaime la spia” dovrà spiegare perché tante volte ha chiamato al telefono Alberto Nisman il giorno prima che morisse.
Antonio Stiuso, questo il vero nome di “Jaime la spia”, è il pezzo più grosso dell’intelligence argentina. Fa paura a mezzo paese. Potrebbe avere dossier su chiunque. E’ stato per quarant’anni al servizio diretto della Casa Rosada. E di gente negli ultimi quarant’anni alla Casa Rosada ne è passata tanta. Lui è sopravvissuto politicamente a tutti. Al golpe del 1976, al regime di Videla, al conflitto interno alla giunta militare, alla guerra delle Falkland, al ritorno della democrazia, alla catastrofica crisi del Natale del 2001, ai cinque presidenti nominati e caduti in meno di due mesi e all’avvento del peronismo patagonico di Nestor Kirchner. Non ha fatto una piega dal 1972 al 2014. Solo a Cristina Kirchner non ha resistito. Lei l’ha cacciato a dicembre. Non si sa ancora perché, né consigliata da chi.

 

Ma dopo la morte di Nisman, la presidente, dopo aver accreditato in gran fretta la tesi tutt’altro che certa del suicidio, ha cambiato idea e ha indicato proprio Stiuso come il più probabile mandante della morte del procuratore. E’ assodato che Stiuso sia stato un collaboratore del giudice. Si vedevano spesso e avevano entrambi ottime relazioni con l’ambasciata americana a Buenos Aires. Cristina suggerisce che abbia fatto abboccare il giudice a un amo, che gli abbia passato informazioni false per mettere nei guai il governo e che poi, a denuncia fatta, quando ormai Nisman “serviva più morto che vivo” – questa la tesi presidenziale – si sia occupato di farlo morire così da gettare su di lei un’ombra terrificante. Da quando la pm che si occupa del caso l’ha chiamato a dichiarare, Cristina ha ordinato la scorta per il suo ex uomo di fiducia e ora suo gran nemico. Ma l’ormai ex agente ha rifiutato ogni protezione statale per sé e per la sua famiglia. Ha detto di non fidarsi di nessuno e ha rifiutato la scorta.

 

La sua testimonianza, attesissima, dovrebbe rimanere segreta. Ma il difensore di Diego Lagomarsino, il tecnico informatico che ha prestato la pistola a Nisman (gliel’avrebbe chiesta perché non si fidava della sua scorta) e che finora risulta essere l’ultima persona ad averlo visto in vita, ha chiesto di essere presente alla deposizione.

 

[**Video_box_2**]Il profilo genetico di Stiuso sarà confrontato con quello trovato in casa del giudice morto. L’avvocato del tecnico informatico ha ragione di preoccuparsi. Il Dna è stato trovato in una tazza di caffè e il suo cliente ha detto di essersi preparato una tazza di caffè da Nisman il giorno prima della sua morte. Ha detto di essere andato nell’appartamento due volte. La prima quando il giudice gli ha chiesto una pistola. E la seconda, intorno alle otto di sera del sabato, quando gliel’ha portata. I risultati delle ultime perizie rivelano che il foro e la traiettoria del proiettile nel cranio del giudice risultano compatibili con una lesione autoinflitta. Anche se il proiettile è entrato tre centimetri sopra l’orecchio, una distanza non abituale nei casi di suicidio. L’autopsia non ha rivelato segni di colluttazione.

 

Cristina da qualche giorno tace. In compenso il suo ministro degli esteri Héctor Timerman, accusato insieme a lei dal giudice ucciso, s’è difeso in una intervista al Washington Post. “Chi beneficia della morte di Nisman? – ha chiesto al giornale il ministro  – Né io, né la presidente”. E’ stato insolitamente esuberante. Ha pregato di astenersi dal sollevare dubbi sulla trasparenza dell’inchiesta. “Ci sono problemi negli Stati Uniti che anche l’Fbi non può risolvere” ha detto al Washington Post. Ebreo, figlio di un immigrato ucciso dal regime militare, nega di aver stretto qualsiasi patto segreto con l’Iran. “Non butto la mia storia dalla finestra, la storia della mia famiglia, del mio governo, dei miei amici morti durante la dittatura. Non farò mai questo e poi perché? Per ottenere cosa? Petrolio?”. Nega che sia fondata l’ipotesi di Nisman che l’accusava di aver chiesto all’Interpol di ignorare la sollecitazione di arresto per gli accusati iraniani della strage. Questo lo nega anche l’Interpol.

 

Timerman spiega di aver semplicemente tentato di spianare la strada al processo sulla strage. Poiché gli accusati sono iraniani e si trovano in Iran e poiché la legge iraniana proibisce le estradizioni e quella argentina non permette di giudicare una persona in assenza, Timerman sostiene di aver solo chiesto al governo dell’Iran di permettere al giudice argentino di andare a Teheran per gli interrogatori.

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