Il presidente del Consiglio Matteo Renzi (foto LaPresse)

Il vero Nazareno 2.0

Claudio Cerasa

Perché ha un senso per il Pd studiare un governo con Forza Italia. I numeri per andare avanti Renzi li ha, sono modesti ma sufficienti potenzialmente per portare a termine le riforme costituzionali. Ma anche il presidente del Consiglio in fondo sa che governare con gli strappi è come accendere il fuoco con la legna e senza Diavolina - di Claudio Cerasa

Quando alle porte c’è una guerra vera, una guerra combattuta contro nemici visibili e invisibili, una guerra preparata per difendere i propri confini, la propria sovranità e i propri interessi nazionali, le guerre finte, intese come guerre politiche, fanno sorridere e non possono che essere a poco a poco riportate alla loro (piccola) dimensione naturale. La battaglia più importante con cui deve fare i conti oggi il Parlamento è quella tra la maggioranza, esigua, che ruota attorno al Partito democratico e le varie opposizioni, scoordinate, che provvisoriamente si sono messe insieme per dimostrare a Renzi due cose: che da solo non può andare da nessuna parte (vero) e che senza un accordo con qualcun altro, esterno alla sua maggioranza, la sua esperienza di governo perde sostanzialmente di senso (verissimo).

 

I numeri per andare avanti Renzi li ha, questo si sa, sono modesti ma sono sufficienti potenzialmente per portare a termine le riforme costituzionali. Ma anche il presidente del Consiglio in fondo sa perfettamente che governare con gli strappi è come accendere il fuoco con la legna e senza Diavolina: le fiamme, apparentemente, possono essere calde, intense e spettacolari ma non appena la Diavolina si consuma, senza avere molta legna da ardere la casa non si riscalda. Oggi Renzi, in un certo senso, si trova in una situazione di questo tipo: con molta Diavolina in mano ma con la necessità di capire presto come riportare dalla sua parte l’unico partito con cui si può riscaldare il Parlamento, ovvero Forza Italia. Un patto come un tempo, basato cioè solo sul merito delle riforme, è forse impossibile, dopo quello che è successo con l’elezione di Sergio Mattarella (capolavoro politico di Renzi, ma screzio non male fatto al suo gemello diverso, il Cav.). Il partito di Berlusconi, pur nel suo confuso contorsionismo (oggi, di fatto, dice di no a tutte le riforme sulle quali fino a ieri diceva sì, sì, sì), non ha tutti i torti quando sostiene che deve essere Renzi a ricucire con Forza Italia, e non il contrario. E a questo punto della legislatura è forse arrivato il momento di rispondere a una domanda semplice: se Renzi pensa che le riforme importanti si debbano fare con Forza Italia, e lo pensa, non ha senso ragionare sulla possibilità di trasformare il patto del Nazareno in un Nazareno di governo?

 

Il messaggio implicito che Forza Italia, con il suo capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, ieri ha portato a Mattarella suona anche così. Sulle cose importanti, anche sulla guerra, anche nel nostro approccio con la Libia, noi ci siamo. Ma per esserci bisogna fare tutto per bene. E fare tutto per bene oggi significa una cosa: l’unico patto che si può fare è quello di governo. La proposta è implicita, vive sotto la pelle del dibattito parlamentare, ma è lì sul piatto. Oggi può sembrare fantapolitica, ma da un certo punto di vista il futuro del governo Renzi potrebbe passare proprio da qui.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.