Lo stemma del Real Madrid

Lo Stato islamico polverizza le croci, il Real la toglie dal calcio per compiacere l'Islam

Giulio Meotti

I Blancos si sono piegati alla richiesta della Banca nazionale di Abu Dhabi di rimuovere la croce dorata posta in cima al suo celebre stemma. Gli sceicchi non gradivano. Una storia già vista: anche il Barcellona durante una tournée in medio oriente,  aveva sostituito la croce di San Giorgio a sulla maglietta con una linea rossa verticale.

Roma. Lo Stato islamico ha appena fatto esplodere la chiesa della Resurrezione a Qaraqosh, la grande città cristiana nella piana di Ninive, nel nord dell’Iraq. La croce era stata prima divelta e poi distrutta. Ovunque avanzi, il Califfato abbatte le croci come fossero sterpi. In Europa noi le rimuoviamo per compiacere Allah.

 

[**Video_box_2**]L’ultimo caso è quello della squadra di calcio del Real Madrid, che si è piegata alla richiesta della Banca nazionale di Abu Dhabi di rimuovere la croce dorata posta in cima al suo celebre stemma. Gli sceicchi non gradivano. Era già successo durante una tournée in medio oriente, quando il Barcellona, sponsorizzato da Qatar Airways, aveva sostituito la croce di San Giorgio stampata sulla maglietta con una linea rossa verticale. La stessa croce di San Giorgio scomparsa da alcuni gate di Heathrow o dai taxi di Blackpool e Cheltenham, in Inghilterra. In Turchia, l’Inter fu accusata per aver indossato una maglia speciale, in occasione del centenario, in cui una grande croce rossa campeggiava su sfondo bianco. Molto templare. “Islamofoba”, per i maomettani turchi. La pressione degli investitori islamici ha già spinto grandi compagnie come Swatch, Tissot e Victorinox, a eliminare la croce della bandiera svizzera dalle pubblicità nei paesi arabi e asiatici. Molto meglio l’algida dicitura “Swiss Made”. La Victorinox ha sostituito la croce con la “V”. Di recente, per compiacere musulmani e laiconi, già che c’era, la Commissione europea ha bocciato la richiesta della Slovacchia, che per i mille anni dalla predicazione di Cirillo e Metodio aveva proposto un euro con la croce e l’aureola attorno al capo dei due predicatori. Gli slovacchi però alla fine l’hanno spuntata, dopo una dura battaglia a Bruxelles. In Norvegia, la Nrk, la televisione pubblica, di recente ha censurato Kristin Saellmann, uno dei volti più noti della rete, per aver osato indossare una catenina d’oro con un crocifisso. L’accusa? “Offende l’islam e non garantisce l’imparzialità della televisione pubblica”.

 

Fu il Canada a inaugurare la tendenza. Una volta, pochi lo ricordano, la bandiera canadese omaggiava le croci di San Giorgio, San Patrizio e Sant’Andrea, patroni di Inghilterra, Irlanda e Scozia. Poi, nel 1965, nel mezzo della rivoluzione multiculturale, il premier Lester Pearson ne commissionò una più scialba. Quella attuale. Poi fu la Croce Rossa ad aggiungere un rombo, il “Cristallo Rosso” che non offendeva nessuno, ai propri simboli. Nelle missioni internazionali, i mezzi della Croce Rossa oggi espongono un’anodina uniformità bianca per non irritare i musulmani. Di questo passo si arriverà a chiedere di modificare anche la bandiera dell’Unione europea, le dodici stelle gialle su sfondo blu. Perché contiene un messaggio cristiano in codice. Arsène Heitz, il francese che la disegnò nel 1955, trasse ispirazione dall’iconografia cristiana della Vergine Maria con in testa una corona e dodici stelle.

 

Lo Stato islamico sembra prendere la storia e l’identità molto più seriamente di noi. Tanto da volerle sradicare in tutto il levante. Noi multiculturalisti d’occidente le mettiamo semplicemente in vendita.

Di più su questi argomenti:
  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.