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Disoccupazione record. Ma aumentano i contratti a tempo indeterminato

Redazione

Raggiunta quota 13,2 per cento. Il 43,3 per cento dei giovani è senza impiego. I posti di lavoro però aumentano.

Nel giorno in cui l'Eurostat comunica i dati su inflazione e disoccupazione nell'are euro, arrivano dati negativi sul tasso di disoccupazione in Italia. A ottobre, dice l'Istat, sale al 13,2 per cento a ottobre, in aumento di 0,3 punti percentuali su base mensile e di un punto nei dodici mesi. Si tratta di un livello record, il peggiore dall'inizio delle serie storiche mensili (gennaio 2004) e, andando ancora indietro sulle serie trimestrali, si arriva al 1977. Il tasso di occupazione scende al 55,6 per cento,(-0,1 punti percentuali su mese e +0,1 punti su anno). A ottobre gli occupati sono 22,374 milioni, in diminuzione dello 0,2 per cento su base mensile (-55 mila) e stabili su base annua. Il numero di disoccupati è pari a 3,410 milioni, in aumento del 2,7 per cento su mese (+90 mila) e del 9,2 per cento su anno (+286 mila). I disoccupati tra i 15 e i 24 anni sono 708 mila e il tasso di disoccupazione giovanile arriva ormai al 43,3 per cento, rileva l'Istat, spiegando che l'incidenza dei disoccupati di 15-24 anni sulla popolazione in questa fascia di età è pari all'11,9 per cento, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 0,7 punti su base annua.

In valore assoluto, l'Istat rileva che gli occupati di ottobre sono pari a 22,3 milioni e sono scesi rispetto a settembre di 55 mila unità (stabili su base annua). In aumento i disoccupati, pari a 3,4 milioni, che in un mese - ossia a ottobre rispetto a settembre - sono 90 mila unità in più (+2,7 per cento) mentre rispetto a ottobre 2014 sono incrementati di 286 mila unità. L'Istat ha rilasciato anche i dati sul terzo trimestre, durante il quale torna a crescere il numero di occupati (+0,5 per cento, pari a 122.000 unità in un anno), dovuto ad un nuovo aumento nel Nord (+0,4 per cento, pari a 47.000 unità) e nel Centro (+2,1 per cento, pari a 98.000 occupati) e al rallentamento della caduta nel Mezzogiorno (-0,4 per cento, pari a -23.000 unità).

 

Più contratti a tempo indeterminato: +7 per cento rispetto al 2013

 

Il governo però rivendica un aumento dei contratti a tempo indeterminato siglati rispetto al 2013, ad indicare che le riforme stanno cominciando ad avere effetti positivi: "Un andamento positivo dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, pari ad oltre 400 mila nuovi contratti, con un aumento tendenziale del 7,1 per cento rispetto ad un anno prima, concentrato nei settori dell'industria e dell'agricoltura, mentre diminuiscono gli avviamenti nel settore dei servizi, tranne che nell'istruzione, che presenta più di 17 mila nuovi contratti a tempo indeterminato". E' la prima indicazione che emerge da un'anticipazione dei dati forniti dal Sistema Informativo delle Comunicazioni Obbligatorie sull'avviamento di nuovi rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato relativi al 3° trimestre del 2014. Complessivamente, gli avviamenti di rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato sono stati 2 milioni 474 mila, con un aumento del 2,4 per cento rispetto al 3° trimestre del 2013. I rapporti di lavoro a tempo determinato rappresentano circa il 70 per cento dei nuovi contratti, con un incremento dell'1,8 per cento rispetto al terzo trimestre 2013. Questa tipologia contrattuale soddisfa in particolare le esigenze dell'agricoltura per circa 460 mila contratti, con un aumento rispetto al terzo trimestre 2013 del 10,6 per cento.
 

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