Trentasette e mezzo

Annalena Benini

Il bambino starnutisce, la madre si volta di scatto e lo guarda con apprensione: stai bene, tesoro? vieni qui, fammi sentire la fronte, mangia un mandarino, tieni un fazzoletto, come ti senti adesso? Subito dopo il ritorno all’ora solare comincia la stagione delle influenze.

Il bambino starnutisce, la madre si volta di scatto e lo guarda con apprensione: stai bene, tesoro? vieni qui, fammi sentire la fronte, mangia un mandarino, tieni un fazzoletto, come ti senti adesso? Subito dopo il ritorno all’ora solare comincia la stagione delle influenze, che dura fino alla primavera. Ogni colpo di tosse di minore non è più percepito come un banale colpo di tosse: a novembre diventa sempre “una brutta tosse”, motivo di nervosismo e di acquisto di nuovi termometri digitali per la misurazione della febbre (i termometri, dentro casa, sono come le penne, le prese multiple e quell’unico libro indispensabile: spariscono, inghiottiti dall’inverno), ma soprattutto i colpi di tosse sono il preludio delle assenze dal lavoro: i ragazzini a casa da scuola, le madri a casa con loro. Perché la febbre è esplosa di notte, oppure perché a un certo punto, in tarda mattinata, di solito durante una riunione, arriva la chiamata da numero sconosciuto a cui si è tentati di non rispondere, vorranno offrirmi un nuovo piano tariffario, e invece non si può: suo figlio scotta, gli lacrimano gli occhi, meglio se viene a prenderlo (a volte con l’implicito rimprovero: non si è accorta stamattina che non stava bene?).

 

Secondo un articolo dell’Atlantic le madri americane stanno dieci volte di più a casa con i bambini malati rispetto ai padri, anche quando il congedo dal lavoro non è pagato e guadagnano meno dei mariti, anche quando devono portare i figli dal medico per la terza volta in due settimane. Solo il sei per cento delle madri che lavorano dice che l’influenza spetta ai padri. Secondo Sheryl Sandberg, la ceo di Facebook che da qualche anno regala e vende consigli su come ottenere tutto dalla vita (e il vaccino anti influenzale non può bastare, anche perché non salva dalla febbriciattola infida), è il maledetto senso di colpa, e di conseguenza la non raggiunta parità, che impedisce alle donne di lasciare un ragazzino con la tonsillite a casa ben protetto da qualcun altro e andare a lavorare, prendere un treno, un aereo, non perdere nemmeno un minuto. A parte il caso (frequente) dei bambini furbi come il meraviglioso protagonista di “Boyhood”, che mettono il termometro sul termosifone o si contorcono per attacchi di mal di pancia che svaniranno appena ottenuto il permesso di rimanere a letto, l’influenza non riguarda affatto il senso di colpa: è il giorno magico in cui la televisione viene eccezionalmente spostata in camera del ragazzino, è il momento in cui lui può chiedere qualunque cosa. Succhi di frutta, giornalini, promesse di pupazzi o di cinema “quando sarai guarito”, moratoria su tutte le punizioni in corso, permesso di guardare film dell’orrore e di mangiare a letto sbriciolando, minestrine di dado.

 

[**Video_box_2**] E’ l’incredibile settimana in cui si compra ogni giorno un gelato diverso, perché dà sollievo alla gola. Una volta esaurita la discussione su a chi tocca questa volta stare a casa con la bambina febbricitante, e superato l’imbarazzo che provoca annunciare al capufficio, mugugnando, che si lavorerà da casa perché “Stella ha la bronchite” (che in un paio di settimane si estenderà a tutti i membri della famiglia compreso il cane), i padri scoprono il lato positivo dell’assenza dal lavoro per malattia dei figli: la casa vuota, incredibilmente illuminata dalla luce del giorno, il senso di eroismo che accompagna il maneggiare consapevole la confezione di tachipirina (con le dosi e gli orari scritti sulla scatola a penna da qualcuno di previdente), e un solo, vero, grande nemico: l’infernale macchinetta per le inalazioni, con le istruzioni in portoghese, il liquido che schizza ovunque, e il suono risucchiante che copre le partite.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.