Un'illustrazione di Wealthy Woman Fashion London 1900

Povera ricca

Annalena Benini

Quando si è ricchi non si è mai ricchi (e magri) abbastanza, e può succedere, per l’ossessione, di sfidare il senso del ridicolo: rivelando i tormenti e quindi le proporzioni del piccolo mondo ricco che si abita, e che una ricca signora londinese ha svelato essere minacciato.

Quando si è ricchi non si è mai ricchi (e magri) abbastanza, e può succedere, per l’ossessione, di sfidare il senso del ridicolo: rivelando i tormenti e quindi le proporzioni del piccolo mondo ricco che si abita, e che una ricca signora londinese ha svelato essere minacciato, ma soprattutto impoverito, dalla crisi e dal confronto con i super ricchi. La signora non ricca abbastanza, che sul Sunday Times si è presentata come facente parte di una categoria sociale e antropologica, sicuramente estetica (le Bwag, mogli e fidanzate di banchieri),  ha denunciato l’aumento delle diseguaglianze, e degli stipendi delle tate, a causa dei super ricchi che hanno trasformato il centro di Londra nella capitale dei miliardari: la guardano dall’alto in basso, come un essere umano in fondo alla scala sociale (dei ricchi), che non si può permettere una sala giochi per i bambini con le pareti da arrampicata, oltre all’architetto paesaggista per il giardino in costante evoluzione. Ed è un fatto: George Michael non canterà al suo matrimonio. Ma la cosa che più fa impazzire la signora non abbastanza ricca, madre di due figlie, che vive in una casa vittoriana di cinque piani stuccata di bianco, è l’ingiustizia delle tate con le borse di Hermès.

 

Queste tate, che vanno a prendere i bambini nelle scuole super private frequentate anche dai figli di non abbastanza ricchi, indossano impermeabili Burberry, occhiali Yves Saint Laurent, acquistati o smessi dalle generose signore ricchissime. Le lamentele sulla “oscena” ostentazione di ricchezza, e la domanda sulla moralità di tutto questo lusso, riguardano soprattutto l’impossibilità di imitare i miliardari, e l’eventualità terrorizzante di venire scambiata per la tata. Oltre allo sconforto estivo di arrivare per pranzo a Formentera con uno yacht a noleggio, eccitati per la spesa pazza, e incontrare un conoscente, un vicino di casa, con uno yacht il cui noleggio costava dieci volte di più. 

 

[**Video_box_2**] La signora è preoccupata, teme di non riuscire a spiegare a sua figlia che non può farle costruire una piscina in cantina, teme che Londra la getterà sempre più verso la middle class. Per questo articolo, pieno di cifre e di confessioni sul ménage di una famiglia non abbastanza ricca (un frigorifero in cui potrebbero nascondersi tre cadaveri, scuole per i figli da diciottomila sterline l’anno, un servizio di concierge che possa procurare biglietti per qualunque cosa cominci con la parola “privato”) un po’ di lettori del Times hanno scritto che non rinnoveranno l’abbonamento, per risparmiare e diventare più ricchi a loro volta, anche se mai abbastanza.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.