Secondo il Middle East Journal of International Affairs (MERIA) lo Stato islamico userebbe armi chimiche contro i curdi a Kobanee

Lo Stato islamico sta usando armi chimiche in Iraq e in Siria?

Daniele Raineri

Un consulente dell’Opcw ci dice: “Sono convinto che usino cloro, forse anche il gas mostarda di Assad”. Sparite tonnellate di iprite.

Roma. Aumentano le segnalazioni di uso di armi chimiche da parte dello Stato islamico nei combattimenti in Iraq e Siria. Due giorni fa fonti del governo americano hanno detto al Washington Post che stanno investigando su un attacco con il cloro contro alcuni poliziotti iracheni avvenuto a settembre a Balad, a nord di Baghdad. Su internet circolano foto non verificate di combattenti curdi che soffrono per l’esposizione a una sostanza chimica non specificata. Si tratta di notizie che arrivano a intermittenza e sono difficili da verificare, spesso perché non ci sono testimoni autonomi e attendibili in quelle zone. Si tratta anche di una questione specialmente rilevante, perché l’impiego di armi chimiche prima da parte dell’esercito del presidente siriano Bashar el Assad (a partire dal 2013) e ora dal gruppo di Abu Bakr al Baghdadi ha il potere di provocare reazioni internazionali ampie e incisive – un potere che manca al massacro quotidiano con armi convenzionali.

 

Hamish de Bretton-Gordon è uno specialista inglese in guerra chimica che lavora anche in Siria come consulente per l’Opcw, l’ente internazionale che si occupa del controllo delle armi chimiche (l’organizzazione ha vinto il premio Nobel per la Pace nel 2013). Dice al Foglio: “Sono piuttosto convinto che lo Stato islamico abbia usato cloro in alcuni casi. Potrebbe essere successo anche a Kobane (il cantone curdo che da un mese combatte contro lo Stato islamico), ma i sintomi sembrano più ricollegabili a un gas mostarda (iprite) di grado molto basso oppure molto vecchio. Sono stato in Siria tre settimane fa e si parlava molto nell’ambiente della Fratellanza musulmana (un gruppo islamista, non è collegato allo Stato islamico, ndr) del fatto che lo Stato islamico abbia il gas mostarda, ma non c’era nulla di concreto”.

 

E’ una notizia solida? Come avrebbero fatto gli uomini di al Baghdadi a lanciare il gas mostarda contro i curdi? “Non sono sicuro si tratti di gas mostarda – dice De Bretton Gordon al Foglio – Se lo era, potrebbero avere usato dei proiettli d’artiglieria, ma con una mostarda molto diluita o molto vecchia (e questo spiega gli effetti minori che si vedono nelle foto). Più probabile che fosse qualche sostanza tossica come il cloro. Sebbene le foto siano chiare, non possiamo garantire che la loro effettiva provenienza sia Kobane”. Tenendo in conto i se e i ma di questo caso, lo Stato islamico dove si sarebbe procurato quel gas? In Siria oppure in Iraq, dove un’inchiesta recente del New York Times ha dimostrato la presenza di residuati dell’arsenale chimico di Saddam Hussein? “E’ più probabile che arrivi dalle scorte siriane, la maggioranza degli osservatori è d’accordo nel ritenere che Assad non abbia consegnato interamente il suo arsenale e si presume che manchino all’appello duecento o trecento tonnellate di gas mostarda”.

 

[**Video_box_2**]Per ora la situazione è al grado massimo dell’incertezza. Si sospetta che sia accaduto qualcosa, ma non è chiaro cosa è stato usato e la differenza tra il cloro e il gas mostarda è molto significativa. Il secondo è un cosiddetto vescicante che sprigiona un caratteristico odore di aglio/senape e corrode la pelle in profondità, con un’aggressione chimica che all’inizio non causa dolore e non viene avvertita ma che nel giro di poche ore apre piaghe dolorose e in qualche caso mortali. Il gas mostarda passa attraverso gli indumenti, anche quelli impermeabili all’acqua.

 

Il 18 agosto scorso, quasi un anno dopo il massacro con il gas nervino alla perfieria di Damasco, gli Stati Uniti hanno dichiarato di avere distrutto con successo tutto l’arsenale chimico dell’esercito siriano. Due mesi dopo, tuttavia, la Siria ha ammesso di avere tenuto nascosti quattro siti per la produzione di armi chimiche (non dichiarati, quindi, nella lista consegnata a settembre 2013 come parte di un accordo per evitare attacchi aerei da parte di Stati Uniti e Francia). Una delle ipotesi sull’ammissione improvvisa è la paura che residui delle scorte chimiche possano essere rimasti nel territorio conquistato dallo Stato islamico e che possano essere usate.

 

Il cloro è già stato usato quest’anno nella Siria centrale, gettato da elicotteri del governo siriano. Rispetto al gas sarin o al mostarda è un pericolo assai blando – ma è facilmente reperibile in grandi quantità. Aggiunge il consulente inglese: “Credo che se lo Stato islamico comincerà a perdere sul campo di battaglia vedremo un maggiore uso di sostanze tossiche, cloro soprattutto. Voglio avvisare di questa possibilità l’esercito iracheno, i peshmerga curdi e l’Fsa siriano (i ribelli non jihadisti), in modo che non siano colti di sorpresa”.

 

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)