Papa Francesco celebra la messa per l'anniversario dei gesuiti (foto LaPresse)

I padri sanno tutto e da oggi entrano nei nostri letti disfatti

Giuliano Ferrara

La chiesa mi fa impazzire. Ogni tanto colgo intorno a me qualche sguardo vuoto, qualche grugnito di imbarazzo, quando produco e chiedo la produzione di pagine e pagine su matrimonio, famiglia (che sbadigli), dottrina, capelli spaccati in quattro, gesuitismi, conclavi, pastorale, a chi dare l’ostia, come si accoppia l’essere umano e che ne fa del suo piacere, sinodalità eccetera.

La chiesa mi fa impazzire. Ogni tanto colgo intorno a me qualche sguardo vuoto, qualche grugnito di imbarazzo, quando produco e chiedo la produzione di pagine e pagine su matrimonio, famiglia (che sbadigli), dottrina, capelli spaccati in quattro, gesuitismi, conclavi, pastorale, a chi dare l’ostia, come si accoppia l’essere umano e che ne fa del suo piacere, sinodalità eccetera. Ma la gioia sensuale e intellettuale che provo nell’entrare in cattedrale, sia pure dalla porta di servizio della vaticanistica, della teoria, dell’indagine laica, piuttosto che dalla porta che dà sull’altare maggiore illuminato direttamente da Dio, e a piedi invece che in ginocchio, è ineguagliata. Forse forse analoga impressione di totalità e di luce ebbi da ragazzino piccolissimo davanti alle salme di Stalin e di Lenin, ma questa santità sacrilega e storica l’ho già raccontata altrove. Sono consegnato all’idolatria, oggi con i cattolici, che frequento e trovo meravigliosi, un’idolatria composta e febbrile, matura e adolescente, fermamente allineata sui confini di una religione scritta, sceneggiata, imbastita e cantata da millenni di cultura e di parola, e che parola. Forse forse non sono liberale. Ma chissenefrega.

 

A parte la libido, diciamo che quando i preti discutono, litigano, si amano e si odiano per linee teologiche, mettono in questione anime e dottrina, una persona sana non può che ammalarsi della loro stessa malattia. Sprigionano energia, illuminata bontà, perfidia malmostosa, cattiveria cinica, genialità, malizia, benevolenza, tutto ma mai banalità. Sono nel mondo ma di un altro mondo. Si accoltellano oggi come nel dodicesimo secolo, in nome di Francesco o di s. Francesco. Poi arriva un generale preposito di talento, un s. Bonaventura, e mette tutto a posto, si spera. Hanno tutti sempre il problema segnalato da Ratzinger nella biografia di Gesù: il mondo nella sua giusta forma, insomma il regno che viene. E intorno al castello delle loro credenze illuminate dalla radice del cuore e dell’intelligenza combattono come paladini, versificano il catechismo, producono mirabili sintesi e arrabattate opere saggistiche, sfondano il cielo del pensiero con la sensibilità di gatti assatanati e artigliati.

 

[**Video_box_2**]Che faremmo dalla mattina alla sera se non ci fosse, anche solo come ipotesi, quella storia del trascendente a cui ci si deve conformare e anche razionalmente sottomettere o sotto-porre, magari senza giudicare, senza condannare, senza nemmeno farsi vedere troppo per strada, magari danzando in nome della guerra alla povertà, della preghiera intima e protestantica, senza rubricare, senza latino. La chiesa è interessante e viva sempre, perfino il Concilio della sinistra democristiana non è riuscito a toglierle quello smalto di cui andava fiera quando istituiva dogmi, santa e benigna prassi d’antan, e definiva il bene e il male. Quella geniale trovata di Rahner, il cristianesimo anonimo, il cristiano che è in tutti noi, senza saperlo tanto bene, ha spalmato una patina di fede sulle peggio cose, sui peggio pensieri, e chi dice che ha rovinato il credo, chi dice lo ha rinfrancato e lo nutre, chissà. Fatto è che ora si apre il sinodo, cioè si chiude, il sinodo, parola orientale e oscura ai più, parola lontana da parlamento e senato, non paganeggiante, che è densa di sapore per chi abbia fame. Si occupano di noi, del nostro letto sfatto matrimoniale, della nostra solitudine perversa, del nostro nichilismo maggiore, della nostra fede addirittura, che non sappiamo di avere, che non desideriamo avere, dei nostri compagni di vita, gli altri uomini e le altre donne, dei piccoli, della ingegneria bioetica, della produzione di bimbi a mezzo di ferri e vetrini.

 

E hanno avuto l’impudente coraggio di decidere per il segreto di stato di grazia, un segreto impossibile che non riusciranno a mantenere né per dritto né per rovescio, ormai si sa tutto anche del conclave, e Socci dice che devono ancor eleggere un papa, addirittura. Ma anche noi siamo segreti per loro o crediamo di esserlo, e il loro magistero ci mette in imbarazzo perché sappiamo niente, e loro sanno tutto. Buon lavoro ai padri.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.