Barack Obama (foto Ap)

Un bazaar esplosivo

Paola Peduzzi

Obama vuole l’alleanza contro lo Stato islamico? Sia “flessibile” sul nucleare, dice un iraniano a Reuters.

Milano. Ci ha pensato la Reuters, ieri, a togliere quel velo di indicibilità che da più di un anno è posto sui rapporti tra Stati Uniti e Iran. Un funzionario di Teheran, che per ragioni ovvie ha voluto rimanere anonimo, ha spiegato a due giornalisti dell’agenzia di stampa che Teheran è pronta a collaborare con Washington nella lotta contro lo Stato islamico in Iraq (molto meno in Siria) in cambio di maggiore flessibilità da parte americana sul negoziato sul programma nucleare iraniano. “L’Iran è un paese con una grande influenza nella regione e può aiutare a combattere contro i terroristi dello Stato islamico – ha detto il funzionario iraniano – ma è una strada a doppio senso. Dài qualcosa, ricevi qualcosa”. E ancora: “Lo Stato islamico è una minaccia per la sicurezza nazionale, il nostro programma nucleare non lo è, è un programma pacifico”. Un altro funzionario iraniano, sempre parlando con la Reuters, ha ribadito che la collaborazione con gli Stati Uniti ci può essere, ma l’occidente non dovrebbe impuntarsi troppo sul numero di centrifughe che l’Iran può continuare a far funzionare, in modo da ottenere un accordo definitivo (quello in essere è provvisorio, entro il 24 novembre bisogna rinegoziarlo) sulla sospensione delle sanzioni in cambio di un ridimensionamento del programma nucleare.

 

Gli Stati Uniti smentiscono che ci sia la tentazione di arrivare a un compromesso, ma “dài qualcosa, ricevi qualcosa” dev’essere stato il leitmotiv anche dell’incontro di domenica, al Waldorf Astoria a New York, tra John Kerry, segretario di stato americano, e Javad Zarif, ministro degli Esteri iraniano. Nel breve comunicato del dipartimento di stato si legge che i due, in un’ora di vertice, hanno discusso della possibilità di rimuovere il sistema di tubi che connette le centrifughe in modo di poter scrivere, nell’accordo, che le macchine da ridimensionare sono 1.500 e non le 19 mila a oggi richieste dai negoziatori occidentali. I due diplomatici hanno anche parlato della strategia per combattere lo Stato islamico.

 

Stando a quel che dicono i funzionari che negoziano sul nucleare e che si sono incontrati già da venerdì al Palazzo di vetro, l’obiettivo principale è non infilare nelle trattative altri dossier, dal momento che quello delle centrifughe è piuttosto complicato. Questa è la versione ufficiale, ribadita ancora ieri dalla Casa Bianca, ma si sa che la minaccia dello Stato islamico, così fuori controllo e sottovalutata dagli Stati Uniti, è diventata priorità nella strategia diplomatica americana. L’Amministrazione Obama sta creando una coalizione internazionale per combattere il califfo al Baghdadi, ma i partner regionali continuano a porre le loro condizioni, in un gigantesco “dài qualcosa, ricevi qualcosa” che rende questa operazione diplomatica simile a un bazaar. L’Iran è l’interlocutore più ambito, avendo una forza in Iraq che già combatte contro lo Stato islamico (è la stessa forza che nella campagna irachena dell’ultimo decennio ha ammazzato americani a migliaia, ma sono dettagli), e anche il più infido perché a ogni proposta di Washington risponde con ironia e rifiuti, come ha dimostrato Ali Khamenei, la Guida suprema, salvo poi riaprire la danza diplomatica.

 

[**Video_box_2**]Alza la posta, insomma, l’Iran, com’era prevedibile già nei mesi scorsi, quando la tempesta perfetta si è addensata sui cieli iracheni, dopo essersi ferocemente sfogata su quelli siriani nell’indifferenza collettiva. Obama, in ritardo e in emergenza rispetto alla minaccia dello Stato islamico, si trova a dover accettare compromessi, e nemmeno tutte le rassicurazioni sul fatto che le trattative sul nucleare sono separate dal resto riescono a fugare il dubbio che la tentazione di mischiare i dossier sia forte. Per di più Zarif, sempre a New York, ha incontrato anche il principe saudita Saud al Faisal, inaugurando “una nuova pagina” nelle relazioni tra Iran e Arabia Saudita, a oggi pari a zero, visto che si tratta delle due grandi potenze rivali nella regione mediorientale. Si vedrà quanto si resterà fermi sulla nuova pagina, ma nel frattempo si fa palpabile la volontà di trovare un punto fermo – e spendibile – sul nucleare iraniano, e se ci sarà qualche centrifuga in più in funzione, che sarà mai.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi