Giorgio Napolitano (Foto LaPresse)

Rottamatori quirinali

Redazione

Giorgio Napolitano è sceso in campo, ammonendo i parlamentari riuniti in seduta congiunta per l’elezione di cariche giudiziarie, la Consulta e il Csm, parzialmente di nomina politica sull’esigenza prioritaria di rispettare gli avversari e di non illudersi dell’autosufficienza di una parte.

Giorgio Napolitano è sceso in campo, ammonendo i parlamentari riuniti in seduta congiunta per l’elezione di cariche giudiziarie, la Consulta e il Csm, parzialmente di nomina politica sull’esigenza prioritaria di rispettare gli avversari e di non illudersi dell’autosufficienza di una parte. Altrimenti, se si torna alla baruffa delegittimante, si bloccano le istituzioni e invece di aiutare l’Italia a uscire dalla stagnazione la si spinge ancora più in basso anche nella considerazione internazionale. E’ stato un appello generoso, probabilmente destinato a restare inascoltato, almeno nell’immediato e almeno per la questione specifica da cui ha preso origine. Non per questo la generosità del presidente è sprecata. Il suo monito sugli effetti devastanti della presunzione di superiorità vale anche come viatico al patto del Nazareno su cui si regge la legislatura costituente e senza il quale c’è solo una misera prospettiva di ripetizione dello stallo determinato da elezioni non risolutive, anche perché non incardinate su un nuovo sistema elettorale e istituzionale. Napolitano continua a lavorare intensamente, a un’età in cui avrebbe ben diritto a un meritatissimo riposo, proprio perché gli è stato chiesto di fare da garante, l’unico possibile, di un patto tra avversari per le riforme e il rinnovamento. Dopo la falsa partenza della zuppa riscaldata di Enrico Letta, dopo che nel Pd si è affermata con Matteo Renzi la coscienza della necessità e dell’utilità di un dialogo effettivo con Silvio Berlusconi, si è potuta realizzare la condizione di pacificazione istituzionale che era alla base della riconferma al Quirinale accettata da Napolitano.

 

Chi trova troppo incisivi, nel senso della loro aderenza al merito delle questioni aperte in Parlamento, gli interventi di Napolitano, trascura proprio il carattere speciale della funzione cui è stato chiamato per la seconda volta. Lo spirito del Nazareno è l’espressione nei rapporti politici e di partito di quella condizione istituzionale, per questo è da lì che nasce l’attendibilità riformista dell’esecutivo e la responsabilità costruttiva della principale opposizione, dati che o reggono insieme o insieme decadono, come dimostra l’andamento concreto della discussione e dell’iniziativa in vari campi, compreso quello internazionale e quello economico e sociale o del fronteggiamento dello strapotere giudiziario, che formalmente sarebbero al di fuori di quello strettamente istituzionale. L’anziano presidente è ancora in grado di dare lezioni di politica a chi si agita in modo inconsulto e distruttivo senza uno scopo che non sia l’agitazione stessa. Lo farà finché ne avrà la forza e finché lo riterrà utile e per questo merita la massima gratitudine.