Nessuno ama la Francia come gli agenti segreti del Cremlino

John R. Schindler

Mosca vuole lo spionaggio aggressivo contro i paesi occidentali, è “due volte peggio che nella Guerra fredda”.

Negli anni recenti, il Cremlino ha autorizzato lo spionaggio aggressivo contro una vasta gamma di paesi occidentali, membri della Nato o dell’Unione europea (spesso entrambi), per conoscere segreti e guadagnare vantaggi politici. Questo è semplicemente quello che i russi fanno e che Vladimir Putin, ex ufficiale del Kgb, capisce perfettamente. Queste cose sono ben conosciute dalle agenzie di controspionaggio di tutto il mondo, ma sono di rado discusse in pubblico. Come sono queste cose viste da vicino lo rivela la rivista parigina Nouvel Observateur in un’inchiesta esclusiva che è frutto di ricerche approfondite e di interviste con un folto gruppo di funzionari del controspionaggio francese a conoscenza di quello che succede. I francesi hanno esperienza di mondo e sono uno schieramento piuttosto imperturbabile in fatto di spionaggio, ma l’articolo – che ha causato discussioni preoccupate a Parigi – spiega esplicitamente che le spie di Mosca sono aggressive in Francia, e rappresentano una minaccia seria alla sicurezza nazionale.

 

La storia inizia con il caso del colonnello Ilyushin, che ufficialmente era il vice attaché dell’aeronautica all’ambasciata russa di Parigi, ma che in realtà era un ufficiale del Direttorato centrale di intelligence (Gru) e che è stato beccato a sbirciare troppo da vicino il presidente François Hollande. In particolare, Ilyushin è stato scoperto dal controspionaggio francese mentre tentava di reclutare uno dei collaboratori più importanti di Hollande; in altre parole, il Gru voleva una talpa a fianco del presidente. Fortunatamente, gli agenti francesi tenevano d’occhio l’ufficiale del Gru e sono riusciti a interrompere il suo piano segreto. Ma i francesi sono rimasti impressionati dal colonnello, appena trent’anni di età, un ufficiale zelantissimo; al contrario di molti suoi predecessori spediti a Parigi dal Cremlino, soprattutto negli anni della Guerra fredda, Ilyushin non era né un ubriacone né un fannullone.

 

Ilyushin era un uomo occupatissimo, sempre alla caccia di nuove reclute. Si presentava regolarmente a una vasto assortimento di istituzioni militari francesi e di think tank, dove tentava costantemente di “imbattersi” in alti ufficiali, ricercatori e giornalisti, specialmente quelli che si occupano di affari di sicurezza. Come ha spiegato un ufficiale del controspionaggio francese, parlando degli sforzi di Ilyushin per reclutare influenti reporter parigini, “Prima di approcciarli, imparava tutto su di loro: sulle loro famiglie, sui loro gusti, pure sulle loro debolezze”. Invitava i bersagli promettenti a pranzare in un ristorante costoso e continuava a fare così ogni due settimane circa. Nel corso di questi incontri, Ilyushin svelava deliberatamente informazioni succose su affari della Difesa russa e sulle relazioni tra Parigi e Mosca.

 

All’inizio non chiedeva nulla in cambio. Au contraire, Ilyushin era un uomo generoso e talvolta offriva alla preda un bel regalo, un penna costosa o un liquore selezionato: “Regali preliminari standard per il vecchio Kgb, abbastanza costosi per essere un po’ compromettenti, ma non abbastanza per essere considerati corruzione”, come ha notato il Nouvel Observateur. Se il regalo era accettato, Ilyushin si sarebbe spinto al reclutamento della fonte. Quanto segue, è conforme agli standard usati dai russi in queste faccende. A quel punto Ilyushin chiedeva informazioni al reporter, prima con indifferenza, poi in modo sempre più deciso. Gli metteva davanti qualche articolo già scritto, parte di campagne di disinformazione concepite a Mosca. In cambio offriva regali più sostanziosi: per esempio, un viaggio di famiglia in un paradiso soleggiato. Se l’interlocutore accettava, entrava nel torbido mondo dello spionaggio. Come nei manuali, Ilyushin procedeva allora alla fase tre, la gestione (“manipolazione”) del suo agente, con incontri clandestini all’estero e mucchi di contanti. 

 

Uno dei giornalisti che Ilyushin stava cercando di reclutare si insospettì e si rivolse al controspionaggio francese appena in tempo, non appena l’uomo ebbe accesso alla cerchia ristretta di Hollande, proprio come voleva il Gru. Quando il giornalista capì che stava per diventare un agente russo, raccontò la storia al controspionaggio parigino (Dcri, diventato da maggio Dgsi), specificatamente al team H4 che conduce operazioni di intelligence contro i russi in Francia, che già era a conoscenza di chi fosse veramente il vice attaché. Ilyushin fu convocato per un incontro e gli fu detto dai funzionari francesi di porre fine al suo spionaggio. Quando non lo fece, qualche mese dopo, Ilyushin fu rispedito a Mosca, dove fu promosso generale, forse per il suo eccellente lavoro clandestino a Parigi.

 

Il caso mai rivelato in precedenza di Ilyushin mostra, usando le parole del Nouvel Observateur, “soltanto la punta dell’iceberg della vasta offensiva delle spie russe in Europa, in particolare in Francia”. Come ha spiegato un alto ufficiale francese, “negli ultimi anni, soprattutto dopo il ritorno di Putin al Cremlino, queste sono sempre più numerose e aggressive”. Un altro ha aggiunto: “Sono due volte più attive rispetto alla Guerra fredda”. La crisi ucraina ha reso le spie russe ancora più infervorate, ora cercano di tutto: segreti politici, militari, nucleari, economici, oltre a qualunque cosa attinente alle relazioni tra la Francia e la Nato, l’Ue e le Nazioni Unite. Così, la squadra H4 del Dgsi è molto occupata a fronteggiare questa minaccia, ma a oggi è composta solamente da trenta persone, segretari inclusi, contro più di ottanta prima della caduta del Muro di Berlino.

 

L’antispionaggio francese sa che molti membri del Parlamento di Parigi sono stati avvicinati dall’intelligence russa negli ultimi due o tre anni. I russi cercano soprattutto  fonti involontarie che rivelino inavvertitamente informazioni sulle questioni della Difesa e della sicurezza. Il Dgsi di recente ha individuato uno di questi cercatori di intelligence “soft”, Vladimir F., ufficialmente un addetto stampa dell’ambasciata russa ma in realtà un ufficiale del Servizo di intelligence internazionale (Svr). Una volta identificato, è stato discretamente rimandato in Russia. I funzionari dell’Svr cercano di reclutare politici e opinion maker a Parigi: “Alcuni parlamentari accettano di trasmettere le informazioni fornite da queste spie, spesso senza accorgersi che stanno agendo come ‘utili idioti’… Alcuni danno dispacci diplomatici ai loro nuovi ‘amici russi’”. I think tank rappresentano un altro target comune dell’Svr e del Gru, con ricercatori in vista che segnalano molti tentativi di approccio da parte di funzionari sospetti dei servizi russi.

 

Lo spionaggio industriale è un interesse costante del Cremlino, ed è stato una delle fonti più importanti della tecnologia sovietica durante la Guerra fredda, ma forse ora è meno interessante che nel passato: “Ormai i servizi segreti russi, ossessionati dalle questioni politiche e militari, sono meno efficaci dei loro concorrenti nell’intelligence economica”. Nonostante questo, ci sono successi russi anche in quest’area. L’anno scorso, secondo il Dgsi, la compagnia russa Rosatom ha venduto un reattore nucleare a un paese europeo perché il Svr è stato informato segretamente dell’offerta fatta da un suo concorrente francese, Areva.

 

Nel 2010, l’allora presidente Nicolas Sarkozy ha ammonito Vladimir Putin sulcrescente spionaggio russo. Secondo uno dei suoi collaboratori più stretti, Sarkozy ha detto a Putin, “Anziché spiare il nostro paese, sarebbe meglio se ti occupassi dei terroristi”. Questo successe dopo un grandioso scandalo spionistico, mai rivelato prima. Un vice attaché di marina all’ambasciata di Parigi – anche lui un ufficiale del Gru, in realtà – tentò di ottenere informazioni segretissime sul sistema di riconoscimento sonoro dei nuovi sottomarini nucleari francesi. Si fece amico un ufficiale di marina francese, gradualmente, per poi arrivare a casa sua con una valigia piena di contante in cambio dei dati trafugati. Ma l’ufficiale francese aveva fatto rapporto sugli approcci del Gru, e il controspionaggio francese giocò un tiro ai russi. I documenti “top secret” scambiati con il denaro erano falsi. Benché Parigi abbia passato la cosa sotto silenzio, il funzionario del Gru fu dichiarato persona non grata e rispedito a casa.

 

I moniti di Sarkozy non ebbero effetto, e lo spionaggio russo contro la Francia è oggi più forte che mai. Secondo il controspionaggio francese, ci sono circa cinquanta agenti d’intelligence russi – circa quaranta dell’Svr e dieci del Gru – sotto copertura diplomatica nell’ambasciata di Parigi e nei consolati russi a Nizza, Marsiglia e Strasburgo. Ci sono anche alcuni funzionari del Servizio di sicurezza federale (Fsb) che lavorano in Francia sotto copertura. I russi usano anche degli Illegali, agenti d’intelligence che non hanno nessuna copertura formale. Parigi riteneva che ci fossero almeno sessanta Illegali del Kgb in Francia quando finì la Guerra fredda, ma il controspionaggio francese non ha mai avuto molta fortuna nell’individuarli. Ora il Dgsi dice di avere maggiore controllo sugli Illegali di Mosca. Un funzionario ha rivelato che il network che negli Stati Uniti comprendeva Anna Chapman aveva legami anche con un Illegale in Francia: “Abbiamo scoperto il suo appartamento, in cui c’era attrezzatura per la comunicazione. Non siamo arrivati in tempo per arrestarlo, era sparito”. “Li teniamo sempre d’occhio”, hanno detto dei funzionari al Nouvel Observateur. “Impariamo. Li schiacceremo al momento giusto…”.

 

(Articolo di John R. Schindler, esperto di sicurezza nazionale, senior fellow dell’International History Institute - Copyright The XX Committee - www.20committee.com)