Agostina Belli e Vittorio Gassman, “Profumo di donna” di Dino Risi (1974)

Ardimentosi vapori odorosi

Camillo Langone

Dior. La maggioranza relativa delle pazienti interpellate giudica sommamente erotogeni le fragranze accreditate al sarto francese. Viaggio tra i profumi più “dunquistici”. Ma solo il fumo di un sigaro evoca la triade lusso-calma-voluttà.

    Riecco a voi il dottor Amore per capire insieme il contributo che i profumi possono dare all’amore fisico: profumi personali, profumi d’ambiente, e la particolare forma di profumo generata dal fumo. Sondate le mie numerose pazienti posso affermare che i profumi personali più dunquistici appartengono alle seguenti Case, elencate in ordine crescente: Acqua di Parma, Bulgari, Hermès (ossia Terre d’Hermès), Creed, Villoresi (ossia Pepe Nero, Teint de Neige e Uomo, quest’ultimo era il prediletto dal Dottor Amore prima che per motivi linguistici litigasse col Dottor Villoresi: un’assistente dell’insigne profumologo gli rispose alla maniera della Monaca di Monza, sventuratamente, osando augurargli “buon week-end” che è espressione da ufficio stampa Liu-Jo, non da Lorenzo Villoresi via de’ Bardi Firenze, e un simile affronto alla lingua italiana e alla profumeria artistica generò una baruffa internettiana piuttosto barocca). In questo elenco ho tenuto per ultimo il nome più citato: Dior.

     

    La maggioranza relativa delle pazienti interpellate giudica sommamente erotogeni i profumi accreditati al sarto francese morto oltre mezzo secolo fa a Montecatini Terme. Che dire? Ci sono dei momenti nel percorso di avvicinamento al dunque in cui le donne hanno comunque ragione, e quello del profumo dev’essere uno di questi. Denotano sensibilità che superano il dato rigidamente sensoriale le donne che citano profumi rari quali Acqua di sale, Sigilli oppure Nasomatto, primatista dei nomi evocativi: Black Afgano si capisce da che cosa deriva, Duro si capisce a che cosa serve. Queste essenze elitarie svolgono la medesima funzione selettiva che, lo ha spiegato DJ Amore, svolge il jazz nella musica. Ammesso che si voglia e si possa selezionare, chiaro. Un paziente mi raccontò, per dirmi un’esperienza sublime, dell’amante che una sera gli fece annusare i profumi di Frédéric Malle. Tra un flacone e l’altro gli metteva sotto il naso una scatola di caffè macinato, per resettare l’olfatto, e alla fine lui scelse Bigarade concentrée, non Geranium pour monsieur perché i gerani lo rattristavano, li considerava fiori da pensionate, antierotici. Sconsiglio chiunque di porsi come obiettivo la donna che annusa Frédéric Malle, in Italia ce ne saranno dodici, due saranno lesbiche, due saranno innamoratissime di un altro, due saranno settantenni, le rimanenti sei smentiranno la teoria dei sei gradi di separazione richiedendo non sei ma seicentosessantasei passaggi prima di arrivare al dunque. Più saggio mettersi il cuore in pace e mettersi Eau Sauvage dietro le orecchie: piace a tante e la qualità è contenuta nella quantità come il David di Michelangelo nel grosso blocco di marmo di Carrara.

     

    A questo punto mi corre l’obbligo di fare presente che per quanto riguarda i profumi la comunità degli erotologi è divisa. Secondo il Professor Mastrolilli il più efficace è Issey Miyake. Secondo il Professor Billi è invece Calvin Klein Be: “Le donne dicono: Wow, sa di pulito! E’ il decennio del sesso che sa di pulito e bisogna accettarlo se si vuole scopare. Guarda come sono puliti i porno di oggi: loft pieni di luce, grandi divani bianchi, arredamento minimal, depilazione totale, nessuno suda”. Non vorrei dar ragione al turpiloquente collega ma davvero questo non sembra il tempo di amplessi in stile Vitaliano Brancati: ansimare in laghi di sudore sotto l’immagine della Madonna, col rosario a grani grossi appeso alla testiera e il ripiano del cassettone affollato di fotografie di parenti defunti, non se lo sogna più nessuno, nemmeno nella Sicilia profondissima. Siamo nell’età della smaterializzazione, come la chiama il Professor Leone nell’ultimo libro edito da Mimesis. La disincarnazione, metastasi metafisica di questi anni, ha già raggiunto il coito con l’intenzione di distruggerlo: dopo la depilazione totale c’è la cancellazione totale, quando hai tolto tutti i peli ti rimane da togliere solo la pelle. Chissà cosa ne penserebbe il compianto Professor Gómez Dávila che molti anni fa disse: “Non è la sensualità che allontana da Dio, ma l’astrazione”. Io comunque non dispero di trovare l’arma segreta, il profumo che ribalta le sorti della guerra in corso, la fragranza che rierotizza ricarnalizza lo spento uomo occidentale. Ho assegnato l’arduo compito a un talentuoso ricercatore che, partendo dal quadro olfattivo del muschio animale, sostanza erotogena introvabile e vietata perché emessa da un piccolo cervo asiatico in via di estinzione, crede possibile produrre un muschio artificiale molto più potente, oltre che più economico e universalmente disponibile. “Dottor Amore” mi ha detto, “vedrà quante cerbiatte attireremo”.

     

    Nel frattempo parlerei dei profumi di ambiente, purtroppo vittime di alcuni pregiudizi dovuti a: 1) “Sei un mito” degli 883 che consegnò l’alberello verde appeso in macchina al repertorio degli sfigatoni di provincia; 2) la diceria per cui qualsivoglia profumazione d’ambiente è “roba da checche”. Sotto la patina del conformismo omofilo le vere femmine sanno essere ancora piuttosto discriminanti con i falsi maschi (una paziente ha detto: “Mi va bene che usi qualsiasi profumo, purché non in dosi eccessive: voglio uscire con un uomo, non con una donna”). Ma il problema d’immagine non è un problema, potendosi tanto facilmente risolvere: andando nel più breve tempo possibile al dunque si dimostrerà che eterosessualità e flaconi brunelleschiani del Dottor Vranjes sono perfettamente compatibili. Il Professor Mastrolilli consiglia, prima di ricevere visite, di bruciare una Carta d’Eritrea, mix di oli essenziali, muschi e resine inventato a Piacenza nel 1927 da un farmacista di cognome beneauspicante, il Dottor Casanova. Funzionerà senz’altro con le militanti di Fratelli d’Italia, ricordando i tempi in cui, anziché esseri invasi, virilmente si invadeva. Il Professor Billi ha compiuto ricerche sulle candele profumate: “Apprezzatissime in camera da letto. Meglio se tante perché si sta entrando nell’epoca dove lei dice dai, accendi la luce”.

     


    Sigarette, sigari, pipe e canne attirano e respingono. Salvo la sigaretta sottile che suscita deplorazione unanime. Paziente 1: “Ieri sera ho visto un uomo con la sigaretta sottile e mi sono demoralizzata”. Paziente 2: “Le sigarette sono per i nervosi. Non parliamo di quelli che fumano le sigarette sottili: sono omosessuali”. Anche i tabagisti non piacciono a nessuno, probabilmente nemmeno a loro stessi, ma un fumo moderato accende simbolismi, confidenze e ritualità che possono creare condivisione e quindi unione. Chiedere a una donna se fuma e cosa fuma significa entrare nella sua intimità senza rischio di scandalizzarla e lascia presagire piaceri comuni. Mentre la donna da sigarette potrebbe essere una nevrotica e come tale diserotizzante, la donna da sigaro è quasi infallibilmente propensa alla triade lusso-calma-voluttà. La donna da canne non va seguita essendo scientificamente provato che l’abuso di cannabis causa disfunzione erettile. Consiglio quindi al Professor Giovanardi, animatore della battaglia contro la droga, di puntare sul pragmatismo anziché su moderatismo e democristianismo, e di combattere hashish e marijuana in nome dell’amore fisico.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).