Andiamo al dunque

Camillo Langone

Mi presento, sono il Dottor Amore, erotologo, e illustro in una serie estiva che comincia oggi come si fa a fare quello che tutti dovrebbero fare.

Mi presento, sono il Dottor Amore. Ho accettato molto volentieri l’invito del direttore di questo giornale a scrivere alcuni articoli sull’amore fisico, da intitolarsi con appropriatezza “Andiamo al dunque”. L’amore fisico è un concetto a me assai caro, un campo di studio in cui mi hanno preceduto il professor Raffaele Riefoli alias Raf, il professor Joseph Ratzinger alias Benedetto XVI, i professori Fabrice Hadjadj e Roberto Volpi (entrambi senza alias). Li ringrazio subito per quanto dei loro testi saccheggerò in seguito. Vorrei però evitare dissertazioni accademiche, preferisco suggerire con linguaggio colloquiale rimedi pratici all’asessualità contemporanea. Perché di questo i lettori, immersi in un contesto all’apparenza ipersessuato ma in realtà disincarnante, hanno urgente bisogno. Non sto parlando di kamasutra, per quella disciplina invito gli interessati a procurarsi dispense e materiali del professor Franco Trentalance (alias qui irriferibile). Sto parlando di comportamenti e situazioni che possono favorire l’incontro intimo di un uomo e di una donna, di facili accorgimenti che ognuno può prendere per rendere più carnale la propria estate. Il professor Leonardo Benvenuti, sceneggiatore di “Amici miei”, “Un sacco bello”, “C’era una volta in America”, scusate, ebbe a dire: “In fondo cos’è la vita? Sono venti estati utili”.

 

La mia esperienza clinica mi porta ad affermare che, disgraziatamente, per molte persone le estati utili sono ancor meno, spesso solo quattro o cinque. Troppo poche. Con l’allungarsi della vita media non è più possibile vivere di rendita sul piccolo capitale sentimentale accumulato in remote stagioni di gelati e di tuffi. Le estati del ’74, dell’84, del ’94, forse pure quella dello ’04, sono foto sbiadite e fiori secchi, mentre il cuore va innaffiato costantemente. In una prima fase la medicina ha cercato di dare più anni alla vita, in una seconda fase di dare più vita agli anni. Io desidero dare più estati alla vita e più vita alle estati. Non sono un sessuologo, il termine mi suscita ribrezzo e spiegherò meglio nella lezione, pardon, nell’articolo che vorrei intitolare “L’Anti-Dunque. Le donne che lo fanno venire piccolo” quanto sia triste (spinozianamente triste) la parola di cinque lettere e tre esse, e quanto risulti nociva all’amore fisico. Nemmeno sono un andrologo, siccome studio la coppia e propugno, della faccenda in oggetto, una visione complessiva. Semmai sono un erotologo: non per nulla mi chiamo Dottor Amore.

 

Siamo diventati tutti Lord, nel senso di Lord Chesterfield, l’aristocratico del Settecento inglese secondo il quale nell’amore fisico “the pleasure is momentary, the position ridiculous, and the expense damnable”. Essendo il cinismo il contrario dell’amore, devo subito smontare queste affermazioni anti-dunque. Piacere momentaneo? Spesso un piacere momentaneo diventa il ricordo di una vita. Si può essere fedeli anche a una sola eiaculazione (atteggiamento opinabile ma comunque meno irragionevole di quello di colui che, in cambio di niente, è per sempre fedele a una parte politica, a una squadra di calcio). Senza contare che da un piacere momentaneo sortiscono, a volte, esistenze di ottant’anni e capolavori eterni: siamo tutti figli di piaceri momentanei, senza un piacere momentaneo non ci sarebbero stati Michelangelo e Shakespeare, Dante e Agostino, Fidia e Palladio, e nemmeno Lord Chesterfield. Posizione ridicola? A letto nessun rispetto, ricorda una massima senza tempo, tutte le posizioni sono buone. Bisogna essere parrucconi dell’età georgiana, o lettrici contemporanee di rubriche ironiche, per trovare qualcosa di comico nel mettersi sotto o sopra o davanti o dietro. A letto non si ride così come a tavola non si parla con la bocca piena: sono nozioni elementari. L’amore è una cosa seria e l’amore fisico serissima, quasi tragica, essendo il luogo dove la vita sfida la morte. Non c’è proprio nulla su cui scherzare. Di fronte all’intimità va sospeso il giudizio e abbassato lo sguardo, se proprio non si è capaci di uno sguardo neutro. “L’amore ce lo si immagina cieco, e una donna di solito chiude gli occhi quando il preludio comincia” scriveva il professor Jünger negli anni Trenta e bisognerebbe capire (lo chiederò alle mie pazienti) se gli occhi vengono chiusi ancora oggi. Spesa eccessiva? Può darsi che Lord Chesterfield fosse solito pagare le sue amanti, del resto era l’epoca in cui Casanova non trovava sleale conteggiare fra le proprie conquiste (121) anche ragazze prezzolate, come le tre sorelle minorenni e ultraminorenni avute fra Ancona e Senigallia nel 1744: Teresa (16 o 17 anni), Cecilia (12 anni) e Marina (11 anni), convinte a suon di zecchini. Poi però c’è stato il romanticismo, movimento senza il quale, fra l’altro, difficilmente sarebbe potuto esistere un Dottor Amore successivo a Ovidio. Pur stimando moltissimo il professor Ratzinger, teologo convinto che “eros e agape non si lasciano mai separare completamente l’uno dall’altro”, devo ammettere di essere influenzato da un’idea magari ottocentesca di gratuità dei sentimenti. Tendo a credere che in alcuni rapporti eros e agape siano separati, se non del tutto, quasi del tutto, e chiaramente penso ai rapporti in cui prima dei baci ci si scambiano zecchini. Ciò non mi impedisce di cogliere la bellezza del tentativo, proprio del cristianesimo, di illuminare ogni esperienza umana, anche la più degradante. Ma non è il porno l’argomento di questi articoli. Per spesa eccessiva si potrebbe anche intendere la spesa relativa al corteggiamento.

 

All’università dovetti sorbirmi un professore che si atteggiava a disilluso. Il Chesterfield dei poveri invece di fare il suo mestiere, insegnare, preferiva infliggere agli studenti considerazioni misogine del tutto svincolate dalla materia di studio. Nella sua visione le donne erano innanzitutto un danno economico: uscirci la sera significava spendere per la benzina (o per il taxi), spendere per l’aperitivo, spendere per il ristorante, spendere spendere spendere, col rischio poi di andare in bianco. Molti ragazzi annuivano, rafforzati in convinzioni sviluppate al bar-biliardo fra coetanei tutti maschi e tutti dai medesimi interessi: calcio, motorette… Oggi ribalterei la questione: eccessiva è la spesa personale e sociale della solitudine. A starsene chiusi in casa inizialmente si risparmia ma poi, è quasi inevitabile, si finisce col soccombere al bisogno del cagnetto, la bestiola che il professor Satanassi (non è un alias, è un molto romagnolo cognome) argutamente definisce “animale da solitudine”. E ciò che non è stato speso in Negroni e Spritz finirà in veterinari e crocchette. Socialmente non ne parliamo: “Senza crescita demografica non c’è neppure quella economica” dicono all’estero il professore Hugh e in Italia il professor Gotti Tedeschi. E’ vero che solo una piccola parte dell’amore fisico va alla riproduzione, ma una grandissima parte della riproduzione viene dall’amore fisico. Siamo diventati tutti Lord senza potercelo permettere: l’Inghilterra padrona dei mari poteva sopportare senza problemi una manciata di aristocratici accidiosi o mal protesi, l’Italia senza più moneta né industria né bambini non può sopravvivere a decine di milioni di asessuali, iposessuali e omosessuali. Ecco perché urgono gli stimoli e i suggerimenti del Dottor Amore.

 

Siamo diventati tutti autistici. Mi dispiace per la bella signora Agnese ma il brutto signor Mineo aveva ragione: suo marito non ascolta. Digita, si agita, non ascolta. Sgambetta, ha fretta, non ascolta. Mi dispiace pure per il professor Nicoletti che si considera padrone dell’accezione e si adombra, e intravede complotti, ogni qualvolta la parola viene usata in ambito non strettamente medico-scientifico. Autismo, copioincollo dalla Treccani, significa “perdita del contatto con la realtà, con conseguente chiusura in un mondo radicalmente irrelato agli altri”. Legittimo, etimologicamente corretto, è pertanto definire autistico Renzi e l’italiano medio e mediocre e l’occidentale in generale che, scrive Michael Cunningham, ha indirizzato verso l’acquisto compulsivo “il desiderio che un tempo sarebbe confluito nel sesso”. Cunningham è un romanziere, si dirà, ma il fenomeno è confermato da operatori del settore quali Federico Marchetti di Yoox: “Il nostro cliente sceglie e compra in media in 15 minuti: sono i suoi 15 minuti di happy shopping. Senza dover parcheggiare, senza avere un rapporto con un commesso”. Lo stesso Marchetti spiega che il cliente è nella maggior parte dei casi una cliente, se ne deduce che la donna italiana è felice quando può rapportarsi con un computer anziché con un essere umano. Dopo quella col cagnetto, quella coi siti di e-commerce moderecci è piuttosto evidente un altro caso di relazione sostitutiva: parafrasando il professor Satanassi, Yoox e Zalando e Vente Privee sono siti da solitudine. A questo punto vorrei citare non più un professore ma un poeta, il romantico Alfred de Vigny che due secoli fa vide il nostro presente: “Presto, ritirandosi in un orrendo regno, / la Donna avrà Gomorra e l’Uomo avrà Sodoma, / e, lanciandosi da lontano uno sguardo irritato, / i due sessi moriranno ciascuno per conto suo”. Trovandomi in zona mi corre l’obbligo di ricordare che l’omosessualità non è oggetto del presente intervento perché, ammesso e non concesso che esistano terapie efficaci, non si può curare chi si considera sano (la famosa parola americana di tre lettere ha convinto i sodomiti di essere gai, positivi, progressivi, e proiettati verso magnifiche sorti). Mi pongo obiettivi più raggiungibili: pungolare gli svogliati, sospingerli verso la pienezza e la ricchezza della relazione naturale che è sempre una relazione complementare. Né col troppo uguale né col troppo diverso, quindi.

 

A proposito di eros extra-specifico, divertente è la pagina dedicata dal professor Arbasino, nei “Ritratti italiani”, a un nobiluomo dei tempi della Dolce Vita: “Narrava di avere avuto in dono un grosso cane, che indubbiamente dressé gli aveva puntato le zampe sulle spalle per usargli violenza. Così il giovane duca si avvicinò passo passo al bagno, mentre il cane esagerava, e quando riuscì a chiudere la porta chiamò il fattore, che venne a sparare alla bestia”. Divertente però porno-horror, da Dottor Stranamore più che da Dottor Amore. Non che le mie ricerche non traggano spunti dall’arrembante mondo animale. Su internet ho visto la pubblicità di un aggeggino, un diffusore di feromoni oggi ritenuti indispensabili per rassicurare i gatti anche se non si capisce perché dovrebbero essere rassicurati quei mangiawhiskas a tradimento, semmai a dover essere rassicurati sono i loro cosiddetti padroni, persone preoccupate di gatti menefreghisti, sfamanti animali che sono pronti a tradirli con più generosi fornitori di pranzetti a base di vitello e piselli, oppure trota ed erbe mediterranee. Così ho pensato che anche gli uomini, di cui nessuno davvero si preoccupa, abbisognano delle loro rassicurazioni, delle loro sensoriali soddisfazioni, quindi nei prossimi articoli distribuirò non feromoni (mi piacerebbe) ma consigli utili a feromoni produrre. Pedagogo della biochimica relazionale, istruirò circa la musica erotogena, il vestiario erotogeno, il profumo e il fumo erotogeni, le galanterie erotogene, senza dimenticare i ristoranti, gli alberghi, i mezzi di trasporto, i luoghi di vacanza erotogeni, e qualunque altro dettaglio possa fungere da sprone a quell’andare al dunque che è compimento del destino umano. Specie del destino umano estivo. (Primo di una serie di articoli).

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).