Andiamo al dunque/6

La regola fissa per gli appuntamenti a cena: Spazio, Tempo e Silenzio

Camillo Langone

Dove portare la dama e perché. I consigli del Dottor Amore per andare al dunque dopo ostriche e ricci di mare.

Non entrerai nei ristoranti di Cracco e Oldani, tu che desideri congiungerti con la donna che stai per invitare a cena. Il cuoco vip è per definizione al servizio di se stesso, non dei propri clienti. Il piacere è tutto loro e il narcisismo distrugge l’erotismo. Poi siccome i succitati si credono molto belli, e in effetti brutti non sono, c’è il rischio che la dama si distragga. Suggerisco di prenotare ristoranti con cuochi vecchi e panciuti o anche giovani però timidi, capaci di starsene per tutto il tempo ai fornelli, senza ruote di pavone in sala. Non va bene nemmeno il Trussardi che sarebbe il ristorante più romantico di Milano se Luigi Taglienti, cuoco bravissimo, non rovinasse tutto organizzando a metà serata, per le coppie sedute ai suoi tavoli, un pellegrinaggio in cucina che suona come un tributo alla sua persona. Un bacio del mestolo, anziché della pantofola, che umilia l’avventore maschio proprio nel momento in cui vorrebbe dimostrare tutta la sua virile fierezza. Un perfetto disastro stellato. Del tutto consonante col Dottor Amore è la professoressa Baresani: “Il ristorante con troppi preamboli e sofisticherie, d’alta cucina, col maître che comincia a chiederti se ci sono intolleranze e allergie e il cameriere che deve sgranarti il rosario del piatto, be’, non funziona. Quel rituale lo sopporti se sei solo, oppure con un vecchio partner con cui tutto è già successo”.

 

Prima di fare altri nomi provo a dare alla faccenda una base teorica e magari anche poetica. Il filosofo francese Thierry Paquot considera Spazio, Tempo, Silenzio la trinità del lusso. Con la benedizione di Baudelaire gli stessi elementi potrebbero essere proficuamente invocati quando si tratta di lussuria, specie se abbinata alla gola. Spazio significa tavoli ben distanziati, che almeno nelle città sono ormai molto rari (sarà per questo che l’asessualità dilaga?). Lo spazio costa e chi invita a cena dev’essere disposto a pagarlo: chi pensa sia giusto pagare solo il cibo, e vorrebbe cavarsela invitando nei locali economici ergo affollati e striminziti che piacciono su TripAdvisor, lasci perdere l’amore fisico, non è roba per lui, su Sky danno tante belle partite. Tempo significa il giusto ritmo fra una portata e l’altra, non quella velocità che fa sospettare il precotto e il riciclato, e mette ansia: riuscirò a stabilire un’intimità prima che arrivi il conto? Da evitare come la peste i locali con doppi turni, come certe fabbriche, e quelli dove si mettono a preparare per l’indomani quando ancora ci sono clienti in sala. Lentezza maliziosa è quella di Bassano a Madignano, trattoria vicino Crema dove si mangiano tortelli appunto cremaschi serviti nella zuppiera, che è un ventre di Venere, e gelato appunto di crema, che è latte di Giunone sbattuto al momento, e dove soprattutto puoi arrivare presto, puoi arrivare tardi, puoi arrivare perfino nel giorno sbagliato che tanto Bassano Vailati è sempre lì, ti accoglie sempre e non guarda mai l’orologio, e se intuisce che avete voglia di baciarvi si ritira in cucina come un cuoco del secolo di Casanova. Silenzio significa niente radio, niente rimbombi, niente tavolate di gente che urla e sghignazza (ma perché urlano? sono tutti sordi? e perché sghignazzano? hanno vinto la lotteria?). La professoressa Schira stigmatizza ogni eccesso: “No ai locali rumorosi dove non posso sussurrare a labbra socchiuse. No ai locali troppo silenziosi dove i sospiri d’amore diventano pubblici”.

 

Parliamo di località. E’ universalmente noto che per andare al dunque siano di estremo aiuto gli estremi geografici ossia mare e montagna. Ma quale mare e quale montagna? Per la fuga d’amore bisogna identificare un locus amoenus, un sito confortevole però con vista sul selvaggio, che siano boschi o scogliere o altri elementi naturali tratti dal repertorio del romanticismo erotogeno (Burke e Friedrich), non di quello ideologico (Rousseau). Ideali sono i ristoranti degli alberghi valdostani (un bell’esempio il Bellevue di Cogne) e altoatesini (il Rosa Alpina in Val Badia) e forse anche quelli di altre regioni alpine purché dotati di panorama e camino. Disgraziatamente le regioni appenniniche non danno le stesse garanzie di risultato: in Alta Irpinia si mangia benissimo, ma in un paesaggio brullo e casto. Al sud i ristoranti del dunque si trovano al mare, e non sul litorale molisano ma su isole e penisole: due indirizzi mozzafiato sono il Riccio di Capri e il Relais Blu di Massa Lubrense. La professoressa Chiattone, dopo avere analizzato un ampio ventaglio di opzioni, apre ad altre ipotesi: “Il ristorante al lago (d’inverno) è malinconico-erotogeno, un locale del budello di Alassio (in piena estate) ha una carica erotogena più dinamica, il rifugio in montagna (nel bel mezzo di una bufera) ha una componente erotogeno-protettiva…”. I massimi ristoranti erotogeni di lago sono il Villa Crespi di Orta San Giulio (con cuoco vip però panciuto) e il Villa Feltrinelli di Gargnano. Uno dei pochissimi ristoranti erotogeni di città è il San Domenico di Imola, uno dei pochi ristoranti erotogeni di collina è Le Giare di Montiano, anch’esso in Romagna.

 

Concludo con il cibo. Non c’è bisogno del Dottor Amore per sapere che non esistono cibi afrodisiaci in senso fisiologico, esistono invece cibi afrodisiaci che spingono verso il dunque sollecitando i sensi e attraverso i sensi la mente. Il crudo e il vivo, meglio se mangiati con le mani. La professoressa Soldati, discendente di quel Mario che insuperato descrisse ogni bottiglia come fosse un’amante, chiede il risveglio dell’homo selvaticus che dorme dentro ognuno di noi: “Trovo erotico ciò che evoca scenari ancestrali come un riccio di mare appena pescato”. La professoressa Vanni ne fa una questione tattile: “Deve opporre una certa resistenza al palato, non troppa. Devi poterlo passare da un lato all’altro delle guance. Estrarne ogni succo prima di ingoiarlo. Carne e frutta. Manzo e papaia”. Io riguardo al crudo raccomando carne cruda e pesce crudo, mica pinzimonio, e riguardo al vivo ostriche appena aperte, agonizzanti fra il Gavi e il limone. Se la dama, opportunamente preavvisata di simili crudità e crudezze, storcesse il naso, senza rimpianti la si lasci cadere fuori dal proprio cuore: storcerebbe il naso in ogni altra anche più intima circostanza.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).