Storia di Manuel Neuer, un tempo odiatissimo ora icona e amore del Bayern

Redazione

Era il "non voluto" dalla tifoseria a causa del suo passato di capitano del detestato Schalke-04. Gli ultras chiesero il cancellamento del suo trasferimento, poi gli fecero firmare un accordo nel quale gli veniva vietato di avvicinarsi alla curva. Ora è diventato un mito.

L’immagine di copertina della Germania campione del mondo è sicuramente stata, oltre a quella del gol di Götze nella finale con l’Argentina, quella di Manuel Neuer, portierone teutonico, miglior estremo difensivo ai Mondiali e autore di prestazione eccezionali e decisive. Le sue uscite all’arma bianca con l’Algeria, gli interventi contro la Francia, i miracoli con Ghana e Stati Uniti, lo hanno eletto a mito in Germania, ne hanno fatto uno dei giocatori simbolo di questa squadra. La prova è arrivata dall’Adidas che ha pubblicato il resoconto della vendita delle magliette della nazionale tedesca: il portiere è al quarto tra le casacche vendute con il nome stampato sulla schiena, dietro solo a Lahm, Ozil e Klose, risultato non facile da raggiungere per un portiere, ruolo nel quale molto spesso le critiche superano gli applausi. Ma avere in rosa il più forte al mondo, può cambiare le cose.

 

Durante la finale dagli spalti scrosciavano applausi ad ogni intervento, anche semplice come un uscita alta su cross sbagliato, per il numero 1 tedesco. I giornali hanno esaltato le sue prestazioni, i tifosi lo hanno eletto, in un sondaggio fatto da Der Spiegel, come miglior giocatore del Mondiale e miglior portiere (con percentuale bulgara, 89 per cento); il Süddeutsche Zeitung lo ha paragonato a Oliver Kahn e Sepp Maier come portiere più forte della storia tedesca. E i tifosi del Bayern ne hanno fatto uomo copertina, con tanto di Coppa del Mondo in mano, sulla loro pagina Facebook. Cosa normale, si sarebbe portati a pensare, fatto quasi rivoluzionario se si prende in considerazione il rapporto tra curva e giocatore, se si rilegge la storia in Baviera di “Suppamanuel”.

 

Neuer è arrivato al Bayern il primo giugno del 2011 per 23 milioni di euro firmando un contratto quinquennale, con la convinzione, dirigenziale, di avere preso il miglior portiere tedesco e il disappunto del popolo rosso che guardava con rabbia e scetticismo quel lungagnone dalle mani enorme. Dubbi sulla bravura tra i pali? Macché. Il problema era un altro, molto più grande. Manuel Neuer è nato a Gelsenkirchen, giocava nello Schalke 04, ne era capitano e idolo assoluto della curva. Troppo anche per i bavaresi che sino a tre anni prima applaudivano e inneggiavano cori alla maglia numero 1, quella maglia che per loro aveva solo un nome: Oliver Kahn. Vederla vestita a un odiatissimo “minatore”, per di più sino all’anno prima loro uomo immagine, era qualcosa di insostenibile e così, poche ore dopo l’annuncio del raggiunto accordo tra Bayern e Schalke, gli ultrà si sono radunati sotto la sede della società per chiedere l’annullamento del trasferimento.

 

Le proteste in quel 2011 hanno anche varcato il confine, scendendo sino sul Garda, dove a Riva del Garda, era in ritiro la squadra. E così dopo due giorni di contestazioni e insulti verso il numero uno, la dirigenza ha deciso di convocare un tavolo per cercare un dialogo con i tifosi. Escluso un annullamento del trasferimento o una partenza in prestito di Neuer, come inizialmente richiesto, si è arrivati ad un compromesso, un patto di non belligeranza firmato, tra società, portiere e tifosi: l’odiato “minatore” avrebbe dovuto rispettare 5 semplici regole, ovvero “non potrà avvicinarsi alla Curva Sud dell'Allianz Arena, (tradizionale roccaforte degli ultras); non potrà baciare la maglia del Bayern, né lanciarla agli spettatori; non potrà intonare le strofe di ‘Humba, (l'inno dei fedelissimi) e non potrà commentare con la stampa il comportamento degli ultras”.

 

Ora a tre anni di distanza queste regole sono ancora valide, nessuno ha mai stracciato l’accordo, ma la Curva Sud acclama “Suppamanuel”, lo applaude, lo chiama per applaudirlo. E lo rende uomo copertina, facendo finta di non ricordarsi il passato, i problemi di appartenza, tutte le critiche di quell'estate. "Manuel è un bene del calcio tedesco e del Bayern", ha detto a Tz uno dei capi ultrà bavaresi. Il resto non conta più. Il campo non solo ha sancito la tregua, ha fatto sbocciare l'amore.