Senato e riforme. Così il patto Renzi-Berlusconi tiene nonostante le sirene grilline

Redazione

Via libera all'emendamento che sostituisce l'articolo 55 della Costituzione sulle funzioni delle Camere. A quella dei deputati spettano i poteri legislativi. La maggioranza tiene. Documento giovedì in Senato.

E' arrivato il via libera della commissione Affari costituzionali sull'emendamento dei relatori che sostituisce l'articolo 55 della Costituzione sulle funzioni delle Camere. Il parlamento si compone, recita il testo, della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Ciascun membro della Camera dei deputati rappresenta la Nazione. Il testo è passato con 2 modifiche presentate nei subemendamenti dal Pd. Solo la Camera dei deputati è titolare del rapporto di fiducia con il governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell'operato del governo.

 

Per quanto riguarda i poteri conferiti al Senato, ecco come recita il testo approvato in commissione:

 

"Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali. Concorre nei casi e secondo modalità stabilite dalla Costituzione, alla funzione legislativa ed esercita la funzione di raccordo fra lo Stato, l'Europa e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all'attuazione degli atti normativi dell'Unione europea. Valuta l'attività delle pubbliche amministrazioni, verifica l'attuazione delle leggi dello Stato, controlla e valuta le politiche pubbliche, concorre a esprimere pareri sulle nomine di competenza del governo per quello che è previsto dalla legge. Il Parlamento si riunisce in seduta comune dei membri delle due Camere nei soli casi stabiliti dalla Costituzione".

 

Il provvedimento è ora atteso in aula il 3 luglio e nel pomeriggio, a partire dalle 16, era iniziato il voto di 728 emendamenti e dei subemendamenti (in tutto 581) presentati alle 20 proposte di modifica a firma dei relatori, Anna Finocchiaro (Pd) e Roberto Calderoli (Lega). La maggioranza e l'asse tra Pd e Forza Italia ha tenuto: le proposte su cui c'era il parere negativo di relatori e governo sono state respinte.

 

Timidi segnali di mano tesa sono giunti dal Movimento cinque stelle che in commissione ha accettato un invito al ritiro di uno degli emendamenti sull'elettività di Senato e Camera a suffragio universale e diretto. La proposta è stata presenta tramite il subemendamento depositato e firmato da 37 senatori, tra cui 19 parlamentari della maggioranza del Pd. L'appello in tal senso è giunto dal relatore Roberto Calderoli. Giovanni Endrizzi, capogruppo del M5s in commissione, ha spiegato così le ragioni della decisione: "Calderoli ne aveva ammesso la correttezza formale, ma ha anche detto che riguardava la materia oggetto di altri articoli. Allora noi, anche nella speranza di favorire una maturazione nelle altre forze politiche su un tema così fondamentale per la democrazia, abbiamo accolto l'invito. Spero che gli altri comprendano il senso di questa disponibilità, di questo invito alla responsabilità e che in cambio mostrino altrettanta apertura", ha concluso.

 

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