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Scintillanti ambizioni

Nel tentativo di ravvivare la scarsa attrattività dell’Italia per gli investitori stranieri e di smuovere la depressa economia interna, il governo sottoporrà a consultazione pubblica l’ambizioso piano “Destinazione Italia”, approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Il documento verrà presentato alla comunità finanziaria americana la settimana prossima e a quella dei paesi del Golfo ai primi di ottobre. Il piano, nato dalla collaborazione dei ministeri dello Sviluppo economico degli Esteri, e voluto dal presidente del Consiglio Enrico Letta, contiene circa cinquanta norme e comprende provvedimenti eterogenei.

20 SET 2013

Elefanti tra le porcellane, i giudici spaccano la manifattura

Le conseguenze indesiderate dei provvedimenti giudiziari, sequestri preventivi e sentenze, a carico delle industrie cardine del comparto manifatturiero italiano, l’Ilva e la Fiat, rischiano ora di comportare risvolti drammatici per l’economia nazionale, già depressa da una recessione pluriennale. L’incapacità del potere politico nel contestare, ove possibile, un potere giudiziario incurante dei riflessi negativi del suo operato genera così l’urgenza, invocata da più parti, di un intervento pubblico a sostegno della forza lavoro e delle attività industriali.

14 SET 2013

La quiete prima di Karlsruhe

Draghi non s’illude sulla ripresa e lascia spazio per politiche espansive

La Banca centrale europea non si fida di chi parla di ripresa. Ieri, il presidente Mario Draghi ha detto di non condividere “l’entusiasmo” dei governanti più o meno soddisfatti per il rallentamento della recessione registrato nella zona euro il mese scorso. Draghi pensa che i germogli siano ancora troppo verdi per celebrare un recupero e così, nella conferenza stampa successiva al Consiglio direttivo, ha preferito discutere di un possibile taglio dei tassi (fermi da maggio al minimo storico dello 0,5 per cento).

06 SET 2013

Perché le banche italiane non potranno evitare di autoriformarsi

Già otto anni fa un rapporto della società di consulenza Ibm (“Il paradosso delle banche nel 2015”) poneva ai banchieri una domanda tanto semplice quanto provocatoria: “I clienti del futuro avranno bisogno di una banca commerciale? La risposta, si scopre, dipende dalle banche stesse”. Oggi la stessa questione tocca direttamente i manager italiani: nei prossimi mesi dovranno pensare a come riformare un settore indebolito dalla crisi finanziaria e da prima ancora carente d’iniziativa, per non condannarlo all’irrilevanza nell’arco di cinque anni (orizzonte-limite su cui concordano sindacalisti e banchieri).

03 SET 2013

Consigli non richiesti (da Londra) per la spending review

Per anni i governi italiani hanno provato a tagliare la spesa pubblica a modo loro, senza imitare gli esperimenti di altri paesi europei rivelatisi più efficaci. I risultati per l’Italia non sono stati soddisfacenti. Eppure l’approccio fai-da-te non sembra cambiato. I funzionari del ministero dell’Economia stanno lavorando da almeno due settimane alla spending review al fine di collezionare fino a 5 miliardi di risorse, in tre modi: razionalizzazione della spesa degli enti locali, riordino dei contributi fiscali e taglio degli incentivi alle imprese.

31 AGO 2013

Appunti per una rivoluzione

Che succede se Bpm importa il modello Marchionne in banca

“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. E’ nella crisi che nascono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie”. Questa frase del premio Nobel Albert Einstein è stata usata di recente dall’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, per dare il senso della rivoluzione da lui innescata quando, nel 2011, ha lasciato la Confindustria per ottenere la libertà di fare contratti su misura per ogni singolo stabilimento automobilistico italiano, attirandosi così reiterate condanne dal sindacato più intransigente, la Fiom, e da alcuni esponenti politici della sinistra radicale.

30 AGO 2013

La corsa di Mediaset in Borsa, tra strategie e stabilità politica

Per la famiglia del Cav. c’è una conseguenza economica da valutare in caso di crisi istituzionale prodotta (anche) dal Cav. Crisi politica che, non solo nel Pdl, qualcuno vorrebbe aprire come immediata possibile conseguenza di un (possibile) voto sfavorevole a Silvio Berlusconi nella giunta per le Elezioni del Senato che il 9 settembre dovrà decidere sulla decadenza dell’ex premier dalla carica di senatore. La conseguenza riguarda il colosso televisivo di famiglia, Mediaset, la performance finanziaria del titolo in Borsa e l’andamento della società, un big di Piazza Affari.

21 AGO 2013

Autonomia a Berlino

Quella consapevolezza tutta tedesca di fare meglio senza Bruxelles

Non c’è una lettura univoca dell’espressione “ci vuole più Europa” spesso usata dai capi di stato nel Vecchio continente. Il presidente del Consiglio italiano, Enrico Letta, ad esempio, la collega al concetto di “coesione” come idea utile per costruire un’Europa “più vicina ai cittadini, più efficiente, più coraggiosa”, come ha detto anticipando il suo intervento al Meeting ciellino di Rimini di domenica scorsa. Non sembra, però, questa l’idea di “più Europa” che hanno in mente i funzionari governativi della prima potenza economica dell’Eurozona, la Germania. Leggi l'editoriale Quando Letta affronterà la Merkel?

20 AGO 2013

Un quieto agosto da trader

La relativa stabilità politica spinge la Borsa e attira gli investitori

Gli analisti delle banche d’affari internazionali non hanno mai nascosto la predilezione per l’assetto grancoalizionista nella pur sempre effervescente arena politica italiana. E ora, nell’estate dello spread basso e della Borsa in giubilo, gli analisti confermano questa tesi al Foglio, perché i disfattisti di destra e di sinistra sono finiti schiacciati sullo sfondo: i due partiti cardine delle larghe intese – blindate dal capo dello stato Giorgio Napolitano – non hanno motivi validi per invocare elezioni immediate. Anzi, mantenere la stabilità politica, per quanto possibile, è un prerequisito per uscire dalla recessione (come già accade in Germania e in Francia).

17 AGO 2013

La svolta statistica

L’Eurozona riemerge da una lunga recessione meglio del previsto

L’Eurozona è ufficialmente uscita dalla più lunga recessione mai sperimentata dal Dopoguerra a oggi. Ma, come avvertono diversi osservatori, la crescita economica nei paesi della moneta unica è lontana dall’essere stabile perché è tuttora minacciata dalla persistente stretta del credito bancario ed è appesantita dal fardello dei debiti pubblici che i governi faticano a ridurre. Ieri l’ufficio di statistica europeo, l’Eurostat, ha comunicato che nel complesso il prodotto interno lordo dei diciassette paesi della moneta unica è cresciuto dello 0,3 per cento nel secondo trimestre rispetto al primo, dopo una contrazione durata diciotto mesi.

15 AGO 2013
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