(foto Ansa)

Andrea's version

Capovolgimenti arabi e il calcio come metafora della vita

Andrea Marcenaro

Le cose che stanno accadendo in Arabia Saudita, e non solo. Tra tutte, il caso Roberto Mancini

Cuper, l’inglese che in Italia allenò perfino l’Inter, si è beccato un cappotto dalla panchina della sua Siria, lui ha pianto in diretta come una fontana, gli stanno dicendo di fare le valige. Cristiano Ronaldo, star di Portogallo, inghilterra, Spagna, Italia, o meglio, Juve, al momento in Arabia Saudita, non ha giocato ieri sera contro Messi, ufficialmente perché sta male, ufficiosamente perché comincia a star sul cazzo all’arabo. Roberto Mancini, stella del calcio e delle panchine europee, le ha prese a Doha dalla Corea del Sud, ha abbandonato lo stadio prima che i suoi battessero l’ultimo rigore e si è beccato dal presidente della locale Federcalcio, Yasser al-Misehal, una lavata di capo che l’ha indotto a un fierissimo: “Chiedo scusa a tutti, non mi ero accorto, continueremo a costruire il futuro del calcio saudita. Ringrazio i nostri coraggiosi giocatori”. Che pareva Cesare Battisti, l’irredentista nostro, con la divisa austriaca.  E i principi sauditi già stavano indossando gli stivali. Dopodiché, capita. Ma se il calcio è metafora della vita, alé, altre mutande in piombo doppio per l’Europa.

Di più su questi argomenti:
  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.