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Un dilemma sul martirio islamista

Andrea Marcenaro

Qualcuno avrà un bel da fare nel decidere se a un martire omosessuale spetti o no il paradiso musulmano

Si propone, dopo la disgustosa macelleria del 7 ottobre, una domanda che nessun sapiente musulmano si è tolto finora lo sfizio di confermare in rinnovata semplicità. Laddove ci si aspetterebbero ratifiche adeguate e tanto più urgenti ora, che l’Onu ha appena posto un musulmano di Teheran alla testa della commissione sui Diritti umani. Al dunque: un islamista cade sul lavoro. Ha appena sgozzato un ragazzo ebreo. I soldati con la stella lo falciano, lui vola ipso facto da luminoso eroe verso la Janna abbagliante di Maometto. E non esiste islamico all’oscuro di questa ovvietà. E’ infatti su ben altro che costui fischietta: l’eroico martire era gay. E ai gay, laggiù, torcono il collo. Domanda: sottrarranno d’imperio al combattente sfigato le gaudenti delizie promesse da una vita? Suonerebbe veramente male. O le delizie classiche, giarrettiere e tacco dodici in aggiunta, verranno sostituite con 72 succedanei culturisti immacolati, muniti per tempo della quarta di reggipetto?

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.